Caso Prospero, le 60 sim e il pc ai raggi X. Al vaglio le chat, si cerca il terzo ragazzo

La mamma dell'arrestato: "Crollato il mondo addosso"

Caso Prospero, le 60 sim e il pc ai raggi X. Al vaglio le chat, si cerca il terzo ragazzo
00:00 00:00

Si scava nella memoria dei telefoni cellulari e del computer di Andrea Prospero per dare un senso alla tragica fine dello studente universitario morto a Perugia lo scorso 29 gennaio dopo aver ingerito un mix di farmaci oppioidi.

Dopo che la Procura di Perugia ha arrestato per istigazione al suicidio il suo «amico» virtuale - che ha seguito in diretta su una chat Telegram gli ultimi momenti della vita del 19enne abruzzese, incoraggiandolo ad uccidersi prendendo tutte le medicine con il vino («ce la puoi fare, ammazzati») - i magistrati stanno cercando di capire in quale abisso fosse precipitato Prospero, che studiava informatica nel capoluogo umbro con la sorella gemella, ma che probabilmente era finito in una storia più grande di lui. Accanto al cadavere, nell'appartamento che affittato all'insaputa dei familiari, nonostante alloggiasse in un ostello, sono stati trovati tre cellulari, 46 schede sim, carte di credito, non giustificabili con la vita da studente, tanto da fare pensare ad un coinvolgimento in un giro di affari informatici illeciti. È indagando tra i dati forniti dalle schede telefoniche, dai cellulari e dal computer che la Procura di Perugia cerca elementi per ricostruire la rete di contatti dello studente e per risalire alle sue attività in rete. Gli inquirenti vogliono capire per cosa sono state usate tutte quelle sim, quali celle hanno agganciato, stanno analizzando i tabulati delle conversazioni e le comunicazioni che il giovane aveva avuto in alcune chat o canali di cui era un attivo utilizzatore. E stanno cercando il terzo partecipante alla chat dell'orrore.

È on line che, già da un paio di anni, che Prospero era entrato in contatto con il 18enne arrestato. Con lui si era confidato, parlando del suo malessere esistenziale. Ma invece di provare a fargli cambiare idea, colui che credeva un amico, seppur conosciuto solo in rete, lo ha spinto a farla finita al culmine di un vortice di messaggi sempre più agghiaccianti: «Mangia tutte le pasticche, se vuoi ammazzarti ammazzati e zitto», lo esortava. Finché l'altro ha smesso di rispondere. A quel punto il liceale arrestato, un ragazzino di Roma figlio di due infermieri, invece di chiedere aiuto ha cominciato a preoccuparsi solo del fatto che dalla chat sarebbero potuti risalire a lui. Ai suoi genitori è «caduto il mondo addosso». «Siamo persone perbene - ha detto la madre al Messaggero - uno dei nostri ragazzi fa il poliziotto. Lui è molto chiuso e riservato, sempre con il telefonino in mano.

Eppure li abbiamo sempre seguiti i nostri figli, abbiamo parlato con loro dei pericoli della rete e delle droghe. Lui sta male, non sappiamo come fare, è una cosa più grande di noi». Il 18enne, ora ai domiciliari, nei prossimi giorni dovrà comparire davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica