C'è chi legge l'imbarazzo negli occhi della premier e chi dice che non è successo nulla. E in effetti nulla accade: il Consiglio dei ministranti corre veloce, meno di mezz'ora, le due sono sedute in due punti opposti dell'emiciclo, e l'atteso rendez vous non arriva. Tutto rinviato, un'altra volta ancora, o forse non c'è bisogno di alcun chiarimento. Giorgia Meloni ha deciso, almeno per ora, di non maneggiare la questione Santanchè, la ministra del Turismo esibisce un'agenda stracarica di impegni. Dalle parti di FdI diversi colonnelli ripetono che Meloni si aspetta un passo indietro ma occorre anche distinguere voci e veleni.
Di sicuro, la premier ha la testa già in Arabia, dove sarà nei prossimi giorni, e in mille altre questioni, Santanchè è una trottola: finito l'impegno istituzionale, si scaraventa a Milano e oggi sarà a Verona, all'inaugurazione del Motor Bike, per volare quindi a Gedda. Dove però, per la gioia dei dietrologi, non incrocerà il capo del governo.
Meloni mette la sordina a un tema che non la appassiona, non si lascia scappare una sillaba e aspetta il momento opportuno per decidere una volta per tutte e uscire dallo stillicidio delle mezze rivelazioni, delle ricostruzioni, dei retroscena. Il primo appuntamento utile è quello che si profila il 29 gennaio quando la Cassazione scioglierà il nodo della competenza: lasciare il filone per la truffa sulla cassa Covid a Milano, dove la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio, o spostare le carte a Roma dove in sostanza si tornerebbe al punto di partenza, o quasi.
A Milano nei giorni scorsi c'è già stato un primo rinvio a giudizio, per falso in bilancio, ed è proprio la decisione del gup di rito ambrosiano ad aver messo in moto le fibrillazioni delle ultime ore. Se la suprema corte dovesse trasferire i faldoni nella capitale, la premier potrebbe decidere di lasciare la titolare delTurismo al suo posto.
Se invece stabilisse di lasciare il procedimento sotto la Madonnina, la situazione si farebbe più ardua. E la premier si troverebbe davanti a un altro bivio: tagliare il nodo, mandando a casa Santanchè, oppure attendere l'udienza preliminare e dunque altri mesi, almeno fino all'estate.
Siamo in stallo. E chi immaginava una risposta dal cdm resta deluso. La riunione è troppo breve e i taccuini virtuali dei ministri presenti non colgono segnali particolari: le due non si parlano, almeno davanti a tutti, ma la verità è che non c'era motivo per farlo. Prevale la routine, comunque la si voglia intendere. «Se in Cdm si è parlato del caso Santanchè? Assolutamente no - risponde ai cronisti il ministro delle Riforme Elisabetta Casellati - neanche informalmente».
Sulla stessa lunghezza d'onda Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente: «Abbiamo svolto l'ordine del giorno. Non si è discusso di altro».
Siamo in stallo.
E le opposizioni scalpitano: «Escono nuove ombre sulla Santanchè - tuona il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte - e sulla trasparenza nella vendita di Visibilia, come ha documentato Report». Il programma domenica sera si è soffermato sulla Wip Finance che ha acquistato Visibilia e in particolare su Altair D'Arcangelo, indagato per una sfilza di reati.
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