Quando Hitler sin dai suoi primi inizi, due mesi dopo che Hindeburg gli aveva affidato la costruzione del nuovo governo nel 1933, mise in funzione i primi provvedimenti contro gli ebrei, nessuno poteva immaginare che quello sarebbe stato il seme della gigantesca seconda guerra mondiale che ha gettato l'Europa e il mondo nel sangue e nel caos, e che ha avuto come lead lo sterminio degli ebrei. Fino al 1935 con le leggi razziali, furono promulgati disgustosi provvedimenti che iniziarono con l'esclusione dai pubblici uffici e dall'avvocatura e poi dei medici dalle mutue: le reazioni in Europa furono blande e svariate. In genere, i governi non intervennero, le cancellerie miravano alla pacificazione. L'appeasement desiderato tuttalpiù era fatto di parole di biasimo, anche biasimo acuto, perché no. Qui, anche se come ho già scritto, non voglio disegnare nessuna analogia fra Shoah e stragi compiute dall'esercito russo, tuttavia siamo addirittura a un punto più avanzato rispetto ai segnali di emergenza per la pace europea: chi voleva vedere già avrebbe potuto farlo. I bambini uccisi con le loro mamme, gli uomini uccisi con le mani legate, i finti sentieri di evacuazione che si rivelano trappole, sono certamente episodi su cui la frase «never again» può essere applicata, e la previsione di una guerra totale è del tutto ammissibile dato che le inibizioni cono cadute.
L'Europa è nata per questo, per bloccare gli orrori della guerra. Altrimenti non ha nessun significato. Germania e Francia, la prima a suo tempo diretto perpetratore dello sterminio e la seconda che ha lasciato che i suoi bimbi ebrei fossero caricati sui treni diretti ai campi di concentramento, dovrebbero essere in prima fila a impedire con la forza che non si torca un cappello ai bambini. Invece non è così. E di nuovo forse sarà solo l'Inghilterra a farsi veramente avanti, come ai tempi di Churchill, unico a capire cosa stava accadendo.
Qui la guerra non può essere pacificata con profferte per due ragioni che chi vive in Medio Oriente conosce molto bene: perché la parte aggressiva, la Russia, non vuole fare la pace. Vuole soggiogare l'Ucraina. È lo stesso motivo per cui non si riesce a fare la pace coi palestinesi. Il loro è uno scopo ideologico che nel caso di Israele prevede la sua obliterazione. Nel caso della Russia, la resa territoriale e ideologica dell'Ucraina. E gli ucraini non intendono arrendersi. C'è un'altra ragione per cui non è giusto chiedere all'Ucraina di cedere almeno in parte: perché l'uso della forza diverrà ancora più aspro. Anche questo si impara in Medio Oriente, guardando a Gaza.
Sarebbe bello che chi dà suggerimenti o perora la pace si ispirasse a principi di realtà storica: la pace si fa con chi la vuole, la violenza è l'arma di chi vuole vincere la guerra che ha deciso di combattere. Non si può far altro che fermarlo, o almeno cercare di farlo, senza perdere la bussola del buon senso e dell'insegnamento per cui, noi sì, dobbiamo sapere cosa significa «never again». Combattere.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.