Girare un video con il cellulare mentre si guida. Non è un vizio che riguarda solo i giovanissimi, come si potrebbe pensare osservando recenti fatti di cronaca. Il 10 per cento degli italiani lo fa: una mano sul volante, l'altra sul telefonino per dare il via alle riprese. Tra questi, il 3,1 per cento ha ammesso di averlo fatto in prima persona alla guida del proprio veicolo, mentre il 6,9 per cento ha dichiarato di essere stato a bordo di un mezzo mentre il conducente filmava.
Un dato che fa riflettere, emerso dalla terza edizione della ricerca sugli stili di guida degli utenti - commissionata dall'Anas e condotta da Csa Research (Centro Statistica Aziendale) con interviste su un campione di 4mila persone e con oltre 5mila osservazioni dirette su strada - presentata ieri al convegno «Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime», organizzato da Anas, Piarc (Associazione mondiale della strada) e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in occasione della Giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada. Una battaglia, quella contro l'uso del cellulare in auto, a cui il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini tiene molto. «L'utilizzo del telefonino è la prima causa di distrazione alla guida. La distrazione è la prima causa di incidentalità. Girando per Roma e per Milano, vedo persone a due e quattro ruote a chattare, a far le dirette, a riprendersi e poi a pubblicarsi. Non si ha più neanche paura di rendere pubblico un atteggiamento al di fuori delle regole», dice Salvini sottolineando come 3.159 morti sulle strade all'anno sono davvero troppi: «È una strage, è un comune italiano che scompare ogni anno». Il ministro spera che entro Natale almeno uno dei due rami del parlamento abbia approvato il ddl sul nuovo codice della strada, che prevede il pugno duro anche contro chi si mette al volante dopo aver assunto stupefacenti. «Se ti droghi sbagli, ma se poi ti metti al volante sbagli due volte. Per chi beve, poi introdurremo l'alcool lock, così l'auto non parte se hai bevuto», spiega Salvini. I dati preoccupanti evidenziati dalla ricerca Anas sugli stili di guida denotano come gran parte della responsabilità sia imputabile al fattore umano.
«Un dato significativo della ricerca - spiega l'ad di Anas, Aldo Isi - è la percezione di sé mentre si è alla guida, di gran lunga superiore a quella che si ha degli altri». Lo psicologo Paolo Crepet evidenzia la «matrice adolescenziale» alla base dei comportamenti della maggior parte dei guidatori italiani.
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