"Che orgoglio il nostro primato europeo nel bio. Oggi la sfida delle Marche è puntare sui giovani"

L'assessore all'Agricoltura: "Coltivazione sostenibile dagli anni '70. E ora vale il 23%"

"Che orgoglio il nostro primato europeo nel bio. Oggi la sfida delle Marche è puntare sui giovani"

È italiano, o meglio marchigiano, il distretto agricolo biologico che vanta il primato europeo. La Regione Marche è approdata al Sana di Bologna in rappresentanza delle sue 2.100 imprese dislocate su 71 mila ettari con un valore di 100 milioni di fatturato e già qualche altro territorio azzarda a sfilargli il primato: «Il presidente della Puglia ha annunciato di voler concorrere a realizzare un polo del biologico più esteso e competitivo in Europa. Bene, commenta il vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni, assessore all'Agricoltura ma la nostra leadership ha radici antiche».

Assessore ci spiega come è nato il distretto del biologico?

«È il risultato della vocazione della nostra regione in cui, sin dagli albori degli anni '70, agricoltori illuminati hanno saputo coltivare e mantenere le biodiversità praticando per primi un'agricoltura sostenibile, etica e di qualità. Attualmente vantiamo la maggiore percentuale di produzione biologica, pari al 23%. Il nostro obiettivo come Giunta è quello di trasformare il territorio nel biodistretto più grande d'Europa».

La Regione Marche come si rapporta con i coltivatori del bio?

«Abbiamo supportato le imprese attraverso l'Agenzia servizi settore agroalimentare delle Marche (Assam) nel percorso di strutturazione del comitato promotore, assistito gli agricoltori per le finalità del distretto e abbiamo messo le basi per la sua costituzione».

Ci sono incentivi per le imprese bio in capo a giovanissimi imprenditori?

«Proprio ieri è stato pubblicato il bando che, con 30 milioni, sostiene il ricambio generazionale e il sostegno all'insediamento dei giovani nelle imprese agricole. È previsto un premio fino a 50.000 euro e contributi per gli investimenti in azienda fino al 50% della spesa. Finanziamo anche formazione e consulenza per incrementare le competenze dei giovani. Vogliamo il ricambio generazionale».

Quali sono i suggerimenti cui possono attingere gli altri distretti bio della Penisola?

«La carta vincente è il forte radicamento e la costruzione di una filiera in grado di trasferire valore aggiunto dalla commercializzazione dei prodotti fino agli agricoltori. Va sottolineata la vicinanza tra mondo produttivo e ricerca per favorire il know how con tecniche produttive rispettose dell'ambiente, innovazione e strategie di marketing».

Partendo da qui come si riuscirà a incrementare l'export?

«L'obiettivo è Dubai 2022: presentare là il nostro distretto bio. Le imprese delle Marche devono avanzare unite sui mercati internazionali integrando food, qualità, bellezze del territorio: un brand dell'eccellenza capace di trascinare tutte le filiere e che richiami il concetto di biodiversità».

La vostra è stata una terra martoriata dal terremoto del 2016, ci sono imprese bio nate dopo il sisma?

«Per le aree terremotate sono stati spesi 160 milioni.

L'opera di ricostruzione è una priorità della Giunta Acquaroli. Il biologico rappresenta una opportunità che molte aziende agricole non si sono lasciate sfuggire e che sarà ulteriormente rafforzata dalla creazione del distretto unico»

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