Che tristezza lo sterminio delle tigri care a Emilio Salgari

«Tigri? Ne potrete vedere tante quante sono le zanzare nell'immenso pantano dove sfocia il Gange». Così m'aveva garantito una esperta guida indiana, e non le avevo creduto. Quasi tutte le guide esagerano, quelle indiane, di molto. Ma lo seguii perché ero in India e intendevo farmi portare «in quel pantano», ovvero lo spazio dove sorge dalle acque un dedalo d'isolette. Sono dette Sunderbunds e là l'Emilio Salgari della Giungla Nera, ambientò le più mirabolanti avventure dei suoi eroi. Ed io m'ero riproposto, in giorni di celebrazioni salgariane, di rileggere qualcuna delle sue pagine per trovar conferma, o smentita, della sua fantasia, come autore di grandi avventure. (...)

La barca accostò una di quelle isole e ci nascondemmo nella fitta vegetazione. Poco prima del sorgere dell'aurora due lampi verdi brillano nei cespugli, riflesso degli occhi di una tigre venuta ad addentare la preda da noi offerta, una capra lasciata sulla riva. Il felino addentò l'esca senza che noi si udisse un solo fruscio. (...)

Concludo la cronaca per sottolineare che una decina d'anni dopo l'esperienza vissuta nel luogo dov'era stato così facile far la posta a una tigre (ed ebbi la prova che Salgari scriveva più verità di quanto i suoi critici sostengano) le guide non conducono più i loro clienti ad assistere a un simile violento spettacolo. Le tigri sono ormai solo un ricordo, nei Sunderbunds sono state tutte sterminate. Per far soldi, a palate.

È vero che l'Occidente proibisce l'importazione di pelli pregiate; ma altri mercati sopravvivono.

In Cina e in tutto l'Est Asia, un teschio di tigre può essere pagato sino a cinquemilatrecento sterline e una pelliccia intera non ha prezzo. Alcune parti del suo corpo sono considerate un potente afrodisiaco e per esser cotte e mangiate, si vendono a 14mila sterline al chilo. Sono cifre divulgate dalla banca dati del National Board of Wildlife di Londra.

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