Le toghe rosse che hanno condizionato il Csm e il ministero della Giustizia per almeno un decennio ora si indignano perché esisterebbe un asse tra il Guardasigilli e Magistratura indipendente. Il neo consigliere del Csm di Area Marcello Basilico spara a zero: «La magistratura non può sentirsi garantita da questa maggioranza politica», quasi a invocare il diritto esclusivo di una corrente - la sua, ovviamente - a fare gli interessi delle toghe, rigettando la scelta democratica di Palazzo de' Marescialli, quasi a tradire una velleità padronale. È davvero così? L'abbiamo chiesto ad Angelo Piraino, leader di Magistratura Indipendente. «Lo confesso - ci dice al telefono - non ho né le certezze né il garbo istituzionale del consigliere Basilico, nell'attribuire etichette politiche così nette ai candidati alla vicepresidenza e nel formulare giudizi di valore così tranchant. Non ricordo altrettanta nettezza nei lunghi periodi in cui il vicepresidente del Csm era espressione della stessa maggioranza politica che governava e che esprimeva il ministro della Giustizia, il quale sceglieva i suoi più stretti collaboratori tra le fila di Area».
Mi sarebbe colpevole di non aver votato il candidato Pd Roberto Romboli perché è di sinistra, su ordine della corrente che lei guida...
«L'accusa che ci viene rivolta è sintomo della difficoltà di abbandonare incrostazioni culturali del recente passato, rispetto al quale noi, invece, speriamo si possa voltare pagina. Spiace non poter condividere una visione così netta del mondo, ma laddove egli vede una contrapposizione tra destra e sinistra, io vedo il confronto tra un luminare dell'accademia, portatore di un sapere eminentemente teorico, e un autorevolissimo esponente dell'avvocatura, che per decenni ha calcato le aule di giustizia, portatore di un sapere più esperienziale. I consiglieri hanno scelto democraticamente, in piena autonomia e a maggioranza assoluta, il modello di vicepresidente che hanno ritenuto più adatto alle esigenze dell'istituzione. Ma si sa... spesso si giudica come si opera...».
Parliamo di riforme. Il ministro Carlo Nordio vuole una stretta sui trojan...
«La criminalità oggi utilizza le più moderne tecnologie per comunicare e condurre i suoi loschi affari. Privare le forze dell'ordine delle stesse tecnologie vuol dire costringerle a giocare con la mano legata dietro la schiena».
E la privacy?
«Trojan e altri strumenti consentono una intromissione fortissima nella vita privata delle persone. Il problema non è se vadano usati, ma come. Non esiste un diritto tiranno: la privacy non può prevalere sull'interesse pubblico alla repressione dei reati, ma va impedita la loro diffusione, soprattutto le informazioni che non hanno nulla a che fare con la commissione di reati e che espongono terze persone diverse dagli indagati...».
Come è successo con le chat di Luca Palamara, che hanno infangato alcuni consiglieri del Csm, condannati in sede disciplinare...
«Ecco perché va fortemente limitata la possibilità di utilizzare queste informazioni in procedimenti diversi da quelli in cui sono state acquisite, per evitare il cosiddetto effetto strascico».
Contromisure?
«La nuova disciplina sulle intercettazioni ha messo alcuni paletti, ma è entrata in vigore a metà del 2020, sarebbe interessante comprendere se e come sta funzionando».
Separazione delle carriere...
«Proviamo per una volta a ribaltare la prospettiva: un anziano magistrato all'inizio della mia carriera mi disse che per fare bene il giudice bisognava prima aver provato a stare un paio di settimane in carcere e a fare per sei mesi l'avvocato. Invece di mettere il pubblico ministero al livello dell'avvocato, io vorrei che fossero entrambi a inforcare gli occhiali del giudice. Quel che temo è un pubblico ministero che ragioni come un investigatore, e non come un giudice, perché la funzione richiede innanzitutto che faccia una insostituibile funzione di filtro. Forse, piuttosto che di separare le carriere, bisognerebbe ragionare di dare preminenza alla funzione requirente rispetto a quella inquirente. Peraltro le funzioni sono ormai separate: già negli ultimi anni i passaggi sono meno dello 0,5% e ora con la riforma Cartabia si azzereranno».
Abuso ufficio: che si fa?
«È una delle norme più travagliate del nostro codice penale, a giudicare dal numero di modifiche cui è stata sottoposta. È un sintomo, forse, dell'esigenza di affrontare il problema in modo differente. È una figura di illecito che, per come era stato disegnato in origine, intendeva sanzionare penalmente una vasta gamma di comportamenti illeciti dei pubblici amministratori, ma proprio per questo comportava un concreto rischio di sovrapposizione tra l'area della illegittimità amministrativa e quella della illiceità penale».
Ok. Come ne usciamo?
«Invece di ricorrere a norme di così ampio respiro, forse sarebbe opportuno individuare quei settori dell'attività amministrativa in cui si registra un maggior numero di condotte devianti, come quello dei concorsi pubblici, ad esempio, e concentrare in quei settori la repressione penale, formulando delle ipotesi di reato più specifiche, utilizzando, così, in modo più chirurgico la repressione penale. È l'impostazione che si è perseguita con l'introduzione dell'articolo 353 bis del codice penale, inserito nel 2010, che si è dimostrata una norma molto efficace».
C'è dibattito sul carcere duro e sull'ergastolo ostativo...
«Non si può negare che il regime del 41 bis stia svolgendo un ruolo fondamentale nel contrasto alle forme di criminalità più pericolose per lo Stato e la collettività, come la mafia e il terrorismo. Ma non bisogna nemmeno negare quello che la Cedu ha definito il diritto alla speranza, cioè la possibilità concreta per il condannato di migliorare la propria condizione. Tutto passa per l'effettiva rieducazione del condannato, che sarà tanto più difficile da provare, quanto più quest'ultimo sia divenuto parte di un sistema criminale.
L'attuale maggioranza politica, con il suo primo intervento ha provato a trovare un giusto punto di equilibrio tra le due esigenze in contrasto, speriamo che sia finalmente quello giusto, perché questa materia ha bisogno di maggiore stabilità».
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