«Tutte le filiere soffrono l'aumento delle materie prime». Gian Marco Centinaio, sottosegretario al ministero delle Politiche Agricole, mostra preoccupazione per il futuro dell'agroalimentare italiano. In particolare la zootecnia, il vino e i cereali «alla luce di quel che sta accadendo in Ucraina» sono i settori maggiormente colpiti, soprattutto a causa del caro energia e del caro carburante.
È motivato l'assalto agli scaffali di supermercati per farina, pasta e olio di girasole?
«È sicuramente ingiustificato l'assalto per farina e pasta. Per l'olio di semi di girasole siamo già in emergenza tanto che ho proposto di incentivare la filiera dei girasoli con contributi statali per non essere così dipendenti da Russia e Ucraina».
Perché il prezzo della farina scende, mentre aumenta quello di pane e pasta?
«Sicuramente perché le spese che hanno le aziende di distribuzione e di trasformazione sono abbastanza insostenibili. Le spese per il carburante fanno lievitare le spese relative al trasporto in maniera decisiva».
Il caro benzina quanto influisce sull'aumento dei beni agroalimentari?
«Tantissimo perché il caro benzina ce l'abbiamo nel caro benzina e gasolio agricolo. Poi, nel caro benzina del prodotto dall'agricoltura all'azienda di trasformazione. E, infine, dall'azienda di trasformazione alle aziende di distribuzione. In un'unica filiera ci sono ben tre rincari della benzina».
Quanto incide il mancato arrivo del grano ucraino in Italia sui prodotti che arrivano sulla nostra tavola?
«Tanto, ma il nostro problema non arriva solo dalla crisi russo-ucraina. Questa crisi ha soltanto accentuato una difficoltà che già avevamo dall'ottobre 2021 perché l'estate dello scorso anno è stata orribile. Abbiamo avuto un calo di circa il 30% nella produzione di grano a livello mondiale e, contemporaneamente, nell'autunno 2021 abbiamo avuto la speculazione della Cina che ha comprato grandissimi quantitativi di grano, anche per quello che verrà prodotto nel 2022. Tra tutti i cereali il problema maggiore, però, è quello del mais di cui l'Ucraina e la Russia sono i più grandi produttori al mondo».
Il governo che intende fare per evitare una crisi del settore?
«Anzitutto chiederemo all'Europa di sbloccare le esportazioni che arrivano dall'Argentina e dagli Stati Uniti. In secondo luogo, chiederemo di sbloccare un milione di ettari per la coltivazione di cereali. Poi, c'è un progetto a medio e lungo termine che prevede di stanziare un miliardo di euro previsti dal Pnrr per le filiere e, quindi, dare la possibilità di utilizzare il terreno italiano per fare grano o mais italiano».
Ma, con l'arrivo dei cereali dalle Americhe, si apre la strada agli Ogm? Lei, cosa ne pensa?
«Noi come Lega siamo sempre stati contrari agli Ogm e oggi sono superati dal Genome editing che però ancora non ha un quadro normativo che consenta la sperimentazione a pieno campo. In questo momento non sappiamo che cosa dare da mangiare alla zootecnia. Non abbiamo il mais e non sappiamo a chi chiederlo. Anche stamattina ho ricevuto telefonate di allevatori del Sud Italia preoccupati per il futuro. O vendo tutto oppure sono costretto a sterminare i miei capi perché non so cosa dare da mangiare alle mie mucche. Al momento, la situazione è questa».
I tetti dell'Unione Europea previsti per gli agricoltori verranno modificati?
«La mia proposta è quella di chiedere all'Ue che i tetti vengano tolti, visto che siamo in un periodo particolare, così da poter incrementare le produzioni con l'obiettivo di rendere l'Europa il più indipendente
possibile da produttori terzi. Nell'Unione europea abbiamo il problema che, per favorire l'ambiente, stiamo ammazzando l'agricoltura. La Pac, appena approvata, va in questa direzione e, infatti, io l'ho sempre criticata».
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