La Chiesa scarica "Charlie". Ma ancora spari sui preti

Diversi vescovi condannano le vignette anti-islam Sacerdote ortodosso grave: un fermo in un kebab

La Chiesa scarica "Charlie". Ma ancora spari sui preti

La ritirata sulla libertà di espressione comincia dai vescovi di Francia. E la ragione pare legata a un'autogestione del rischio attentati. Ieri l'ultimo attacco, contro un prete ortodosso di origine greca a Lione. Un uomo gli ha sparato due colpi di fucile: 52 anni, è gravissimo. Non si vedeva un'arma da fuoco applicata al «terrore» dal 2017. A sera è stato arrestato un sospetto in un locale kebab: l'inchiesta non è per terrorismo al momento, ma la procura non esclude nulla. Inevitabile la polemica, non solo politica.

Lo Stato si è mosso in ritardo: prima dell'attacco di Nizza gli appelli al «jihad individuale» contro le parrocchie hanno fatto scattare l'allerta. Ma di militari davanti alla basilica di Notre-Dame neppure l'ombra. Solo ieri sono arrivati: 4mila in più in tutto l'Esagono. La Francia non arretra sulla difesa delle vignette di Charlie, ma fa sentire «scoperti» i cattolici. Dopo le decapitazioni e le condanne del terrorismo, arrivano le retromarce di decine di prelati. Un'auto-tutela. Il vescovo di Nizza a favor di camera dice di «non essere Charlie». «No, non sono Charlie, sono André Marceau! Cerchiamo di essere noi stessi con le nostre convinzioni, queste vignette non sono un mio problema. Certo, la libertà d'espressione, ma ognuno si assuma le proprie responsabilità». Pure l'arcivescovo di Albi, monsignor Jean Legrez, s'interroga: «Come possiamo credere che la quintessenza dello spirito francese risieda nella volgarità e nella malizia?». Monsignor Robert Le Gall, arcivescovo di Tolosa, entra a gamba tesa sul dossier scuola: «Non prendiamo in giro le religioni». Un messaggio a Emmanuel Macron che domani si appresta a riaprirle: in ogni plesso ci sarà un dibattito-omaggio su Samuel Paty, ucciso per aver mostrato in classe le vignette di Charlie. «Con queste caricature mettiamo benzina sul fuoco, serve moderazione perché sono contro i musulmani ma anche contro la fede cristiana». Smettere di mostrare le vignette in classe? «Lo penso convintamente - spiega l'arcivescovo di Tolosa - Vediamo le conseguenze, la libertà d'espressione ha dei limiti come tutte le libertà umane. Meglio insistere sul motto repubblicano fraternità».

Il premier Jean Castex, telecamere al seguito, ieri era a Rouen davanti alla cattedrale, per verificare che i militari dell'operazione Sentinelle fossero schierati. E per dare un segnale alla comunità cattolica in un luogo simbolo: la seconda tappa è stata nella vicina Saint-Étienne-du Rouvray, al monumento-omaggio a Jacques Hamel, il sacerdote sgozzato 4 anni fa al grido di «Allah Akbar».

Un punto sulla sicurezza alla vigilia di Ognissanti: un segno di presenza in difesa di chiese e luoghi di culto, poi la notizia del nuovo attacco a Lione. Difficile calmare il malessere di migliaia di fedeli già provati dall'attentato a Nizza, sguarnita nonostante le minacce. «Dovete contare sulla determinazione della Repubblica a permettere di praticare il culto in libertà e sicurezza», insiste Castex prima di rientrare di corsa a Parigi. Stato e Chiesa. Insieme contro l'odio con metodi diversi. Insieme al premier c'erano ieri l'arcivescovo di Rouen monsignor Lebrun e il prefetto della Normandia. Esibizione di unità. Ma l'ultimo attacco, stavolta a un prete che stava chiudendo la chiesa, dimostra che aumentare l'allerta «Vigipirate» al massimo livello porta più pattuglie ma non piantoni dappertutto.

Venerdì la telefonata tra Macron e Papa Francesco. Il Pontefice ha invitato a «reagire al male con il bene» dopo l'orrore di Nizza.

Macron ha dichiarato «guerra» all'islamismo: «Non cederemo». La Francia continuerà a «lottare contro l'estremismo in modo che tutti i francesi possano vivere la loro fede in pace e senza paura». Il contesto sembra complicarsi ogni giorno di più.

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