
Una richiesta di archiviazione per il reato di violenza sessuale e una chiusura indagini, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, per quello di diffusione di «video a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati e senza il consenso delle persone rappresentate»: il revenge porn. È così che la Procura di Milano definisce l'inchiesta a carico di Leonardo La Russa, figlio minore di Ignazio, partita dalla denuncia di una ragazza che quasi due anni fa ha accusato il giovane e un suo amico di averla violentata.
«Dopo uno scrupoloso e dettagliato esame di ogni aspetto di questa vicenda - commenta il presidente del Senato -, la decisione dei magistrati inquirenti di chiedere al gip l'archiviazione dell'accusa di violenza sessuale mi conforta nell'idea che ho sempre espresso sulla estraneità di mio figlio ai fatti contestati che hanno suscitato un grande clamore mediatico». La richiesta di archiviazione e la chiusura indagini riguardano sia La Russa junior, oggi 22enne, sia l'amico Tommy Gilardoni, dj 26enne. Le contestazioni ai due indagati sono riferite a episodi distinti, mai quindi a condotte in concorso. In sostanza, non è mai stata contestata dal pm Rosaria Stagnaro, dall'aggiunto Letizia Mannella e dal procuratore Marcello Viola la violenza sessuale di gruppo. La denuncia della 24enne ex compagna di scuola di Leonardo La Russa era arrivata a fine giugno 2023 e riportava della notte tra il 18 e il 19 maggio precedenti, trascorsa a casa La Russa dopo la serata in un locale. La mattina dopo la ragazza si era svegliata, non ricordando nulla e lo stesso giovane La Russa le aveva detto che avevano avuto rapporti sessuali e che lo stesso era successo tra lei e Gilardoni che era ospite nell'appartamento del presidente del Senato. Convinta, in buona fede per i pm, di avere subito abusi, la 24enne si era rivolta alla Mangiagalli e poi alla Procura. I due ragazzi hanno sempre parlato di rapporti consensuali. Le indagini affidate alla Squadra mobile sono state lunghe e approfondite. Ora toccherà al gip Rossana Mongiardo, in una prossima udienza, decidere se archiviare il caso.
Dalle indagini era emerso, tra l'altro, che la ragazza nel locale aveva bevuto e assunto tranquillanti, cannabis e cocaina. L'accusa di revenge porn è relativa a due video realizzati la stessa notte con il cellulare, in momenti diversi, dai due indagati. Filmati della vittima «a contenuto sessualmente esplicito». Leonardo Apache lo ha inviato a Gilardoni, mentre Gilardoni ha inviato il proprio a un amico. Il reato è aggravato dall'uso dello «strumento telematico». La giovane che ha denunciato si opporrà all'archiviazione, tramite l'avvocato Stefano Benvenuto, che ha venti giorni per depositare l'istanza. L'opposizione, spiega il legale, punterà a sostenere che la ragazza non era in una condizione tale da poter prestare il proprio consenso. Questo in particolare per la sua condizione di alterazione psicofisica.
Così invece i legali di La Russa, gli avvocati Vinicio Nardo e Adriano Bazzoni: «Siamo molto soddisfatti per questo risultato che arriva dopo un'indagine particolarmente lunga e accurata. Abbiamo sempre confidato in una serena e obiettiva disamina dei fatti da parte degli inquirenti».
Ancora: «È forse utile precisare, a scanso di equivoci, che è pacificamente emerso agli atti sin dall'inizio che Leonardo La Russa non ha mai mai (dicasi mai) assunto sostanze stupefacenti di alcun genere». Tommaso Gilardoni è assistito dagli avvocati Luigi Stortoni e Alessio Lanzi.
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