Michele Emiliano è in volo per Roma, per un appuntamento con Enrico Letta. Oggetto dell’incontro le liste del Partito Democratico in Puglia. Nonostante sia il Csm che la Corte Costituzionale abbiano impedito al governatore pm di partecipare attivamente alla vita di partito, Emiliano non solo è il padrone del Pd in Puglia, ma ha anche costruito una sua lista civica personale imbarcando uomini di destra, che dopo le regionali ha presentato il simbolo anche alle amministrative.
Il simbolo è giallo, e si chiama “Con” (all’inizio Con-te, poi rotta l’alleanza con i 5 stelle è diventata Con Emiliano”). In questa lista è stato eletto anche l'ex assessore virologo Pierluigi Lopalco, prima di sbattere la porta accusando Emiliano di trasformismo per candidarsi alle politiche in seno al ministro Speranza.
Letta subito dopo la caduta del governo ha chiesto a Presidenti di Regione e Sindaci di candidarsi per le politiche, ma a parte Zingaretti tutti gli altri sentito l’odore di sconfitta hanno declinato l’invito, preferendo gestire i milioni del Pnnr nelle proprie comunità che andare a fare i parlamentari semplici a Roma.
A quel punto Emiliano e Decaro hanno chiesto di inserire nel listino i propri fedelissimi al posto loro. La risposta di Letta è stata “ok ma solo nei collegi, nel Pd solo gente con la tessera”. A quel punto in Puglia si è scatenato il putiferio.
I posti sicuri per il Pd sono solo 6 (i capilista) e c’è da confermare tutti gli uscenti, tranne Michele Bordo che non ha avuto la deroga per il quarto mandato. Gli altri 5 sono tutti delfini di Michele Emiliano, compreso Francesco Boccia. Nel 2018 infatti l’allora segretario Matteo Renzi appaltò la composizione delle liste in Puglia interamente a Michele Emiliano. Fuori dal giro solo Dario Stefano, che seppur appartiene alla corrente dem Base Riformista è sempre stato paladino della battaglia Notap sin dai tempi in cui era vendoliano.
Oltre i suoi delfini nel Pd, Emiliano ha chiesto a Letta dei posti nel listino per la sua lista civica. In particolare per il suo capo di gabinetto Claudio Stefanazzi, e per l’assessore regionale al Lavoro Sebastiano Leo, che la settimana scorsa si è portato al tavolo Ilva al Mise, dove ha litigato con Annibaletti, il dirigente del settore che aveva convocato la riunione, prima di convocare il suo tavolo alternativo a Bari poi annullato per la contrarietà dei sindacati.
Braccio destro di Emiliano in questa strategia il sindaco di Bari Antonio Decaro, che al suo posto ha chiesto di inserire nel listino il suo ex capo di gabinetto e ora consigliere regionale Francesco Paolicelli.
Lunedì scorso in una riunione del Pd regionale Francesco Boccia, nella veste di emissario di Letta, ha rifiutato la richiesta di Emiliano e Decaro di inserire i loro nomi, anche considerando che già tutti gli uscenti che verranno riconfermati sono parlamentari di loro diretta espressione.
La decisione di Letta ha fatto molto infuriare governatore e sindaco, che hanno fatto pesare il 20 per cento preso dalle civiche, il loro ruolo fondamentale nella vittoria del centro sinistra in Puglia, e soprattutto, cosa che i civici hanno detto chiaramente, il fatto che senza posti in lista si sarebbero sentiti liberi anche di votare altrove.
Ma il patto che Letta aveva stretto per i posti da dare a Calenda, Di Maio, Fratoianni e Bonelli rendeva la strada stretta.
Ora si liberano i posti di Azione, e non solo. È noto il contrasto storico tra Calenda e Michele Emiliano, contrapposti in numerose battaglie da Ilva a Tap. Il messaggio del segretario di Con a Taranto, scritto proprio il giorno della rottura con Calenda, spiega bene il livello del confronto: “Uno che ha messo incinta la segretaria del compagno della madre o è un genio o ha preso poche botte da bambino”.
Per questa ragione oggi sciolto il patto con Calenda, Emiliano è corso a Roma ad incontrare Letta.
Poco importa se la linea politica del governatore è opposta a quella che fino a due giorni fa il Pd aveva siglato con Azione, e che solo due giorni fa al Mise Emiliano si opponeva alle scelte di Draghi su Ilva: ora la proprità del Pd è battere le destre.Lo stesso leitmotiv usato proprio alle regionali da Emiliano, salvo poi aver distribuito poltrone e incarichi proprio agli uomini di destra traghettati attraverso la sua lista civica.
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