Un incontro a Palazzo Chigi per parlare delle misure da intraprendere nell'ambito dell'emergenza Coronavirus. Chiudere dove la situazione è preoccupante, riaprire dove il Covid-19 sta allentando la morsa: in sostanza è questa la linea tracciata da Matteo Salvini al termine del colloquio con il premier Mario Draghi. Il leader della Lega è stato chiamato e ricevuto di persona dal presidente del Consiglio per circa una mezz'ora. L'appuntamento è servito per fare una ricognizione generale ma, sottolinea l'ex ministro dell'Interno, non si è parlato di sottosegretari: "Sarebbe banale parlarne. Siamo pronti anche oggi. Noi abbiamo le idee chiare, i nostri ministri sono già al lavoro. Spero che tutti forniscano i nomi attesi perché, per quanto mi riguarda, da domattina la squadra di governo può e deve essere assolutamente completa".
Al centro del vertice dunque la questione sanitaria. "Abbiamo parlato di riaperture. Noi siamo per la tutela della salute, ma con interventi mirati e in questo c’è sintonia con il presidente Draghi e son contento", ha riferito Salvini ai cronisti uscendo da Palazzo Chigi. L'intenzione sarebbe quella di circoscrivere rigide norme anti-contagio solamente a quelle porzioni di territorio dove si registra una pericolosa impennata di nuovi positivi e di decessi: "Se c’è un problema a Brescia si interviene in provincia di Brescia, non fai un lockdown nazionale da Bolzano a Catania". Un notevole cambio di passo rispetto all'era Conte, secondo la Lega: "Chiusure mirate, a differenza di quello che accadeva qualche mese dove si apriva o chiudeva tutto. E poi un ritorno alla vita".
"Voglia di cambiamento"
Sotto questo punto di vista il leader del Carroccio nota una "voglia di cambiamento". Senza ovviamente perdere di vista la tutela della salute dei cittadini e il rispetto delle normative in vigore: "Attenzione, cautela, se ci sono le terapie occupate non si scherza con la salute della gente". Comunque a suo giudizio alcune norme di buonsenso sembrano "palesi". Come ad esempio la riapertura serale dei ristoranti: "Se non c’è rischio a pranzo, non c’è rischio a cena".
Proprio questo rappresenterà un importante banco di prova all'interno del governo Draghi. Se da una parte l'ala rigorista rimane ferma sul "no", dall'altra il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli (M5S) spinge per valutare questa possibilità: "Ora dobbiamo avere la forza di garantire alle persone di poter tornare al ristorante. Anche perché ci sono comparti fornitori, come quello del vino, in grande sofferenza". Sulla stessa scia Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna: "È ragionevole il discorso di Salvini quando dice di introdurre una maggiore flessbilità per alcune categorie, laddove i rischi sono minori. Ad esempio i ristoranti la sera, nelle città dove le cose vanno meglio".
Vaccini e commissario
Salvini ha inoltre ribadito la necessità di accelerare per la campagna di vaccinazione. In settimana al Ministero dello Sviluppo economico ci sarà un incontro con le industrie farmaceutiche per ragionare di una produzione italiana "per non essere dipendenti da quello che arriva dall'estero e dai contratti dell'Unione europea". Non è mancata una frecciatina nei confronti del commissario Domenico Arcuri: "Le Regioni viaggiano a rilento perchè qualcuno, non so se in casa Arcuri o a Bruxelles, ha fatto male i conti". A chi gli chiedeva se l'incarico dato a Giorgetti delegittimi il ruolo di Domenico Arcuri, il segretario della Lega ha risposto: "Noi vogliamo dare il nostro contributo.
Il giudizio su Arcuri lo darà la storia". Oggi tuttavia non se n'è parlato con il presidente del Consiglio: "Ritengo che il commissario non è stato all'altezza dei compiti che gli sono stati assegnati. Deciderà poi Draghi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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