Sono momenti che nessuno dimenticherà, che entreranno nelle pagine più buie della storia della Comunidad Valenciana. «Il giorno peggiore della mia vita», racconta alla tv Rtve Ricardo Gabaldón, sindaco di Utiel, una delle città più colpite dalle piogge da fine del mondo. «Eravamo intrappolati come topi. Le auto e i cassonetti scorrevano lungo le strade. L'acqua è salita fino a tre metri. Molte persone sono ancora disperse».
Ognuno ha le sue lacrime, le sue paure, i suoi racconti. «Quando è suonato l'allarme sui cellulari non abbiamo avuto il tempo. All'improvviso è arrivata un'onda, come uno tsunami, e siamo saliti su uno dei ponti che attraversano l'autostrada», racconta a El País una delle migliaia di persone che sono state colte dal diluvio nelle auto sulle autostrade, rimanendo bloccate. «Eravamo sulla tangenziale, le uscite erano chiuse e abbiamo proseguito, poi all'improvviso la strada ha cominciato ad allagarsi», ricorda una donna imprigionata per sette ore in strada. Alcuni hanno raggiunto a piedi un centro commerciale, trovando riparo nella sede di un'azienda che ha aperto loro i piani alti. «Mi sono scritta il numero di telefono di mio fratello sul braccio prima di scendere dall'auto», spiega uno di loro.
«Alle otto della mattina ha cominciato a piovere - dice a Las Provincias Diego, 50 anni - ma non gli abbiamo dato molto peso. Ma già a mezzogiorno avevamo capito che tutto questo non era normale». Non possono essere normali 278 litri di acqua per metro quadrati, roba da riscrivere tutti i record dei fenomeni meteorologici estremi della regione. «Mi ha chiamato un vicino - spiega il proprietario di un'impresa di costruzione - dicendomi che gli era entrata dell'acqua nel solaio. Con una pompa abbiamo iniziato ad aspirare acqua. A un certo punto ci siamo guardati e ci siamo detti: Ma che facciamo qui?. E abbiamo preso a correre».
A Torrent un canale è straripato portandosi via tutto quello che poteva, case, automobili, persone. «Non ho mai visto nulla di simile, ci sono persone che hanno perso tutto», racconta María Jesús Herrada Ricart, consigliera comunale della località che da sola deve contare tra i 15 e i 20 morti. «Il paese è per metà isolato, ottocento persone sfollate sono attualmente ospitate in una struttura sportiva.
Non abbiamo nemmeno i letti, stiamo aspettando che arrivino. Vedi questo genere di disastri in tv, ma quando li vivi in prima persona è diverso. Qui ci sono persone umili, e si domandano: ora che succede, dove andrò? Tra le gente c'è un sentimento di desolazione, di solitudine».
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