Pochi giorni fa si erano incontrati per promettersi collaborazione e definire strategie comuni su vari livelli i ministri degli Esteri di Russia e Cina, ieri è stato il turno di Iran e della stessa Cina, che hanno firmato un'intesa che li impegnerà reciprocamente per i prossimi 25 anni. Le sanzioni americane colpiscono e i Paesi autocratici finiti nel mirino reagiscono stringendo i legami tra di loro. È questo in estrema sintesi anche se in realtà il processo è in atto da lungo tempo e ha soprattutto a che vedere con le strategie di lungo termine di Pechino il senso della firma, avvenuta ieri a Teheran, di un programma di cooperazione strategica globale tra il Dragone cinese e la Repubblica islamica degli ayatollah. Un accordo di lunga durata e di grandi dimensioni, che traccerà il corso non solo delle relazioni economiche tra i due Paesi, ma anche di quelle politiche e commerciali.
L'intesa sulla carta è vantaggiosa per entrambe le parti soprattutto nel settore energetico. La Cina, i cui consumi di petrolio sono in continua crescita, si assicura un importante volume di forniture, mentre l'Iran che è uno dei principali produttori mondiali di greggio ma che di fatto è strangolato dalle sanzioni americane che ne impediscono la vendita in Occidente trova uno sbocco di mercato vitale per la sua economia. Ma non è tutto qui: l'intesa va vista come parte integrante della cosiddetta Via della Seta, l'ambiziosissima iniziativa strategica cinese che parte dal forte incremento dell'export verso il Medio Oriente e l'Europa (senza dimenticare le mire sull'Africa, già ampiamente soggetta a una nuova forma di colonizzazione) per arrivare a estendere la propria influenza geopolitica.
Anche nel caso dell'Iran, quindi, si assisterà alla crescita esponenziale degli investimenti cinesi: soprattutto in campo energetico (nucleare incluso, dove Xi ha promesso rinnovato sostegno quando il negoziato sul controverso programma iraniano dovesse riaprirsi come Biden ha promesso di voler fare) e nel settore privato, fino ad arrivare all'aiuto nella lotta alla epidemia di Covid. Del resto, è già dal 2016 che la Cina, principale partner commerciale dell'Iran e alleato di lunga data, ha promesso di decuplicare il volume degli scambi bilaterali arrivando a 600 miliardi di dollari in un decennio.
Sviluppi che ieri sono stati confermati e rilanciati, e che dovrebbero fornire elementi di riflessione alla Casa Bianca: il segretario di Stato Antony Blinken com'è noto ha definito il rapporto tra alleati occidentali e Cina «il maggior test geopolitico del mondo», e l'intesa tra Cina e Iran fa chiaramente parte di questa sfida che a Washington hanno deciso di raccogliere.
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