La Cina (purtroppo) è di nuovo vicina

La Cina (purtroppo) è di nuovo vicina

Chissà se Dante ci approverà dal suo Paradiso letterario ma dopo tre anni di Covid di nuovo alle prese con la Cina invochiamo il principio base della Commedia, ovvero la legge del contrappasso, per applicarla a Pechino. La Grande Muraglia nata per difendersi dai nemici resa effettiva dall'esterno per evitare che i malati infettino il mondo. Una potente cintura protettiva al contrario per evitare che si ripiombi nell'incubo.

Non so quante muse democratiche, per stare alla metafora letteraria di apertura, abbiamo fatto arrabbiare, ma un dio pagano moderno certo alla nostra provocazione non ci starà. È quello della globalizzazione economica, elemento cardine della dittatura capitalista orientale, per cui la circolazione di uomini, merci, affari, ovvero relazioni materiali e finanziarie, deve essere totale. L'eterna comunicazione incessante della Terra diventata azienda. Noi oggi giustamente facciamo i tamponi a chi arriva in Italia ma siccome molti cinesi usano altri scali, la misura serve solo a conoscere le nuove varianti se viene applicata in modo isolato. Detto altrimenti, se il mondo non si deglobalizza rispetto a Pechino, nella permacrisi (il passaggio ininterrotto da un'emergenza all'altra) che tanto piace alla Lagarde, ci dobbiamo rimettere il Covid, per fortuna ora un po' in secondo piano rispetto a guerra, energia e inflazione. Certo è che se la comunicazione per Pechino è determinante, altrettanto non lo è l'informazione, come in tutte le dittature.

È difficile dialogare su misure sanitarie internazionali condivise, è difficile sapere quello che succede realmente. La politica restrittiva del Covid zero ha prodotto una specie di rivoluzione e per evitare che il castello del regime precipitasse si è passati a una sorta di liberi tutti ma senza una campagna vaccinale reale, anzi rifiutando addirittura l'offerta tedesca del modello BioNTech. Sconfitta gestionale dell'emergenza su tutti i fronti, scienza compresa.

Ma le cose stanno veramente così? Sono tre anni che ragioniamo al buio, la versione ufficiale dello spillover e cioè del passaggio del virus dal pipistrello all'uomo fa acqua da tutte le parti, ma nessuna inchiesta seria a livello politico istituzionale sovranazionale riesce a stabilire quello che potrebbe essere accaduto nel laboratorio di Wuhan.

Sono tanti gli scienziati che pensano a questo microorganismo come a una creatura mostruosa fuggita-sfuggita da qualche esperimento, le cui varianti seguirebbero solo in parte le regole progressive della zoonosi, e cioè che le varie mutazioni tendano a convivere con il nuovo ospite e non a ucciderlo. Di fatto quello che sta avvenendo ora in Italia, una quasi influenza, ma alle porte del 2023 siamo ancora alle prese con una nuova angoscia. Ancora una volta dalla Cina. Sarà un caso?

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