Un ping pong di indiscrezioni. Un'altalena di voci dal sen fuggite. Da Roma a Bruxelles. Lo scontro interno al M5s si è spostato nel teatro del Parlamento Europeo, dove i grillini sono approdati nel gruppo dell'estrema sinistra di The Left. Con i francesi di Jean Luc Mélenchon e i greci di Syryza. Senza dimenticare Nicola Fratoianni, che è stato il vero dominus dell'operazione che ha portato Conte nella famiglia politica europea più di sinistra. Il via libera ufficiale arriva in mattinata, dopo una riunione che veniva definita, dall'entourage stellato a Bruxelles, alla stregua di una «formalità». Il gruppo della Sinistra dà il via libera all'ingresso dei pentastellati con riserva. «Un periodo di sei mesi con uno status di osservatore reciproco», precisa il gruppo in una nota. Meno cauto il capo delegazione M5s Pasquale Tridico: «Nei prossimi cinque anni, ci impegneremo a collaborare con i nostri nuovi colleghi per sostenere un'Europa più consapevole dal punto di vista sociale, opponendoci alla povertà e alle politiche di austerità. Inoltre, perseguiremo attivamente una soluzione diplomatica in tutte le zone di guerra».
Dunque, Fratoianni fa da pontiere, ma l'estrema sinistra non si fida e tiene sotto osservazione il M5s. Anche se dallo staff grillino all'Europarlamento fanno sapere: «Entriamo nel gruppo con pieni diritti». Nonostante l'ingresso con riserva, Conte sceglie di virare a sinistra e stoppa il progetto pacifista e rossobruno insieme ai tedeschi di Bsw, fuoriusciti dalla Die Linke di Carola Rackete. Eppure, stando ad alcune fonti della delegazione grillina a Bruxelles, l'accordo per il nuovo gruppo sembrava cosa fatta tra giovedì e venerdì scorsi. Questione di ore e una «pesca» decisiva nel magma dei non iscritti. Poi c'è stata la frenata, tra domenica e lunedì. Decisiva la sponda tra Nicola Fratoianni e Conte.
Una mossa, quella di Conte, che è servita anche a lanciare un segnale interno a un M5s in tensione. Infatti la svolta a sinistra arriva proprio in un momento in cui nel partito si è tornati a parlare di collocazione politica. Con le sirene delle origini, di chi vuole un Movimento «né di destra né di sinistra», che sono tornate a farsi sentire. Esponenti della vecchia guardia come Virginia Raggi hanno cannoneggiato contro l'alleanza con il Pd. Dietro di loro c'è l'ombra di Beppe Grillo. Ed ecco che il passaggio in The Left diventa un modo per avviare la resa dei conti con il Garante.
La maggioranza del gruppo parlamentare approva il percorso di Conte. Se non altro perché spera in un via libera al terzo mandato dopo l'assemblea costituente di settembre. Tanto che l'ex premier è deciso a mettere ai voti del «congresso» sia l'alleanza coi dem sia il terzo mandato. Proprio per questo, qualche settimana fa, Conte è stato accarezzato dalla tentazione di espellere Raggi.
Il motivo? La partecipazione dell'ex sindaca alla raccolta firme per la Palestina con l'associazione Schierarsi di Alessandro Di Battista. Tra Camera e Senato resiste solo qualche perplessità tra chi è più «moderato». «Forse The Left è un po' troppo, ma se non avevamo alternative...», sospira un deputato del M5s nei corridoi della Camera.
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