Bonaccorsi, l'ultimo petalo del Giglio magico

Aumenta la pattuglia di "leopoldini" al governo. Era assessore di Renzi ora si occupa di riformare la scuola con un compenso da 100mila euro

Filippo Bonaccorsi, era assessore ora è al governo
Filippo Bonaccorsi, era assessore ora è al governo

RomaOra qui si vorrebbe dire che non c'entra la massoneria, deviata o meno (dio che ne scampi), ma solo una sana e meritevole concezione dell'amicizia. Rafforzata da pregevoli o tollerabili ragioni di campanilismo, che in Toscana, si sa, non fanno mai difetto. Senonché, a consultare le mappe ormai conosciutissime della geografia renziana, della ragnatela di potere messa su in poco più d'un anno dal premier fiorentino, vengono in mente due domande. La prima: a quando un atlante illustrato a colori per le scuole? La seconda: ma chi comanderà, in questo ginepraio di interessi e legami così affettivi e pervasivi? Chi dirigerà il traffico delle telefonate, delle segnalazioni, il calendario delle decisioni più impellenti, di cui poi naturalmente sarà da informare «Lui»?

Cercheremo di concentrarci dunque su questo secondo aspetto, ritenendo il primo ormai solo questione di tempo, in concomitanza con la prossima riforma della scuola. A proposito, di essa pare se ne stia occupando tal Filippo Bonaccorsi, uno degli ultimi entrati - non nel Giglio Magico , bensì nel variopinto, aleatorio staff di giovanotti che guidano l'Italia a bordo dello Schiacciasassi. Per dieci mesi assessore alla mobilità di Palazzo Vecchio, dopo essere stato dirigente della Provincia, Bonaccorsi pare non andasse granché d'accordo con l'attuale sindaco Dario Nardella (questioni di gelosia verso «Lui», ovvio). Così, arrivata come regalino per lo scorso Natale, ecco la nomina di consigliere per il piano scuola. Evento che ha condotto l'ex assessore al pendolarismo Firenze-Roma ricompensato da uno stipendio annuo di circa 100mila euro lordi. Stabilire da dove sia sbucato fuori Bonaccorsi è questione metafisica, come folgore di luce che perforasse nebbia fitta. Più di dieci anni fa i due si sarebbero conosciuti a una convention di Vedrò , il pensatoio inventato da Enrico Letta (quando si dice l'amicizia). A fare le presentazioni Lorenza Bonaccorsi, sorella di Filippo, oggi deputata Pd membro della Vigilanza Rai. Filippo di mestiere farebbe l'avvocato, un po' ragioniere un po' sceriffo lo descrivono, se Matteo non gli avesse affidato il compito di tenere la Giannini alla larga dalle scelte cruciali sul tema di cui è ministra (se ricordate gli screzi nel Consiglio dei ministri che doveva varare il decreto scuola capirete come va il mondo).

La storia dei Bonaccorsi non è importante in sé, o non più delle altre. Ma esemplare delle tante filiere che si sono strutturate e si stanno strutturando mentre leggete questo articolo, e che determineranno le scelte del governo. Dagli arcinoti casi della ministra Boschi, del lampadina Lotti, dell' anima grigia Marco Carrai, dell'ex vigilessa Antonella Manzione son piene le cronache. Delle amicizie con imprenditori e finanzieri, da Farinetti a Marchionne a Serra, dei buoni rapporti perfino con De Benedetti, pure si sa.

Le nomine dell'avvocato di «Lui», Alberto Bianchi all'Enel, di Fabrizio Landi a Finmeccanica, di Elisabetta Fabbri e Antonio Campo Dall'Orto alle Poste, di Diva Moriani, Marco Saracini e Luigi Zingales all'Eni, di Rossella Orlandi all'Agenzia delle Entrate, e fermiamo qui l'elenco per ragioni di spazio e di noia, riconducono tutte a rapporti nati e cementati attorno a un'antica stazione fiorentina voluta dal Granduca Leopoldo. Ultima fermata per tutti: il potere. E si comprende come in queste casi assuma importanza fondamentale il concetto di Anticamera di «Lui», che poi decide.

Si dimenticava: il «Lui» in questione, di nome, fa Matteo.

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