"Città d'arte nel mirino". L'allarme dei servizi che preoccupa l'Italia

Roma e Milano gli obiettivi più sensibili: imminente un giro di vite sui controlli. Stucchi (Copasir): "Almeno mille i luoghi a rischio"

"Città  d'arte nel mirino". L'allarme dei servizi che preoccupa l'Italia

Dopo il sangue di Bruxelles arriva un altro giro di vite sulla sicurezza, con un occhio di preoccupato riguardo dell'Antiterrorismo agli obiettivi sensibili nelle nostre città d'arte. Roma e Milano su tutte, ma anche altri centri che ospitano basiliche, monumenti e anche musei, considerati tra i potenziali obiettivi simbolici per il terrorismo di stampo jihadista per l'eco mondiale che un attacco in questi luoghi solleverebbe. Tanto più con l'approssimarsi della Pasqua giubilare, e all'indomani dell'ennesimo attentato in Europa targato Isis, i dispositivi di sicurezza saranno quindi ancora potenziati nei luoghi più sensibili, e non solo negli aeroporti e nelle metropolitane, oggetto dell'attacco di Bruxelles nonostante le misure di sicurezza.Se a Parigi nel mirino dei terroristi di matrice fondamentalista era finito il «tempo libero», con l'attacco tentato allo Stade de France e le carneficine a bar, ristoranti e sala concerti, a Bruxelles le bombe hanno colpito, con i trasporti, la libertà di movimento. E ora i report dell'intelligence suggerirebbero di mantenere alta l'attenzione, in Italia, su simboli religiosi o artistici. Imminente dunque un'ulteriore stretta sui controlli, già rigidi dopo gli attacchi di Parigi. Anche se il livello di allerta, come ha ricordato il ministro dell'Interno al termine del comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, è da mesi il più alto «preventivo». Livello 2, quello immediatamente precedente all'allerta per un attacco in corso, come i metal detector che presidiano molti degli obbiettivi sensibili in tutto il Paese sottolineano. Anche l'ultima relazione al Parlamento sulla politica per l'informazione per la sicurezza, presentata poche settimane fa, conferma d'altra parte come l'Italia sia un «target potenzialmente privilegiato sotto un profilo politico e simbolico/religioso, anche in relazione alla congiuntura del Giubileo straordinario». Per il resto la linea dettata dal titolare del Viminale è quella, prudente, degli ultimi mesi. Ossia che nessun Paese è a «rischio zero», tantomeno l'Italia. Quanto alle minacce fondamentaliste alla Capitale, Alfano spiega che «non sono di oggi, ma ricorrenti». Una forma di strategia mediatica che al network jihadista del terrore serve per «spaventare le pubbliche opinioni». Che, purtroppo, è sinistramente efficiente. Oggi intanto arriva al Copasir il numero uno dell'Aisi, Arturo Esposito, per un'audizione che era già in calendario, prima dell'attacco alla capitale belga, per l'approssimarsi della Pasqua, in una situazione di allerta e nell'anno del Giubileo. E proprio il presidente del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Giacomo Stucchi, conferma che i «rischi di attacchi» sono più alti per grandi città come Roma e Milano, perché è più «facile trovare soggetti radicalizzabili, che colpiscono dove vivono». E in Italia, spiega ancora Stucchi - che ipotizza che l'arresto di Salah abbia imposto ai terroristi di accelerare i piani dell'attacco alla capitale belga, dove l'Isis ha preso di mira «due hard target, riuscendo nell'intento» - «sono almeno mille i luoghi dove si trovano concentrate tante persone e dove i terroristi potrebbero voler colpire».Anche per questo colpisce lo sforzo di monitoraggio della rete chiesto da Alfano ieri mattina al capo della polizia Alessandro Pansa.

Alla Postale è toccato già dai primi minuti dopo l'attentato vagliare su web e social network le reazioni «per valutare il consenso, il disprezzo e anche il tifo per l'Isis». Il messaggio, insomma, è che non va sottovalutato nessun elemento. Nemmeno se «apparentemente irrilevante».

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