Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sente al telefono il presidente turco Recep Tayyip Erdoan e spinge per il cessate il fuoco a Gaza e in Libano. Il governo italiano inizia a giocare la «sua» partita in Medio Oriente, scommettendo sul ruolo di mediatore di Ankara. Cruciale per il premier Meloni «resta il ruolo dell'Unifil la necessità che la sicurezza della missione venga garantita in ogni momento». Al centro del colloquio, anche la necessità di «accrescere l'assistenza» alle «popolazioni civile colpite». Meloni ed Erdogan si sono anche confrontati sulla situazione dei rifugiati siriani nella regione e su come continuare a sostenere gli sforzi dell'Ucraina per una pace giusta e duratura. Un colloquio che anticipa i dossier che saranno al centro nella prima metà del 2025 del Vertice intergovernativo italo-turco. Dal fronte turco, Erdogan chiede- «il sostegno dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni all'iniziativa lanciata dalla Turchia presso l'Onu per fermare l'invio di armi a Israele». Secondo quanto riporta la presidenza della Repubblica di Ankara, il leader turco apprezza «la risposta dell'Italia all'aggressione israeliana e ha affermato che continuerà ad impegnarsi per la pace nella regione, definendo inaccettabili gli attacchi dello Stato ebraico contro Gaza e il Libano». Il presidente turco ha poi ringraziato Meloni per il suo approccio a sostegno del concetto di famiglia, che dà priorità ai valori della famiglia contro i sostenitori degli Lgbt. Con la Turchia c'è inoltre il dossier che riguarda l'invio di un contingente di carabinieri a Gaza per l'addestramento delle forze palestinesi. L'Italia punta su Ankara che in Palestina ha una importante influenza politica. Nelle stesse ore in Aula a Montecitorio viene licenziato definitivamente la legge quadro per la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, provvedimento, già approvato dal Senato, che punta a rendere l'iter più snello e incisivo. La sinistra si spacca, l'ala anti-militarista grida alla «svolta interventista» dell'Italia. Il Pd è in «imbarazzo» per la posizione assunta dagli alleati. Fratoianni e Conte votano contro il provvedimento, che passa con 201 sì e 48 no. Il nuovo testo di legge prevede che nelle deliberazioni con le quali si chiede alle Camere l'autorizzazione alla partecipazione alle diverse missioni internazionali, il governo possa individuare dei contingenti di forze ad alta ed altissima prontezza operativa, indicando il numero massimo delle unita' di personale e il limite massimo del fabbisogno finanziario nell'ambito delle disponibilità complessive.
Si semplificano, poi, le procedure mediante l'eliminazione della previsione dell'adozione di uno o più' decreti del presidente del Consiglio dei ministri per la ripartizione delle risorse tra le varie missioni all'estero e si aggiorna la tempistica annuale, dal 31 dicembre al 31 gennaio, per la presentazione da parte dell'esecutivo alle Camere della relazione analitica sulle missioni in corso.
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