Il premier Edi Rama: "Per colpire la Meloni infangano l'Albania. Sembra il comunismo"

Il premier: "La trasmissione ha ammesso di aver ignorato le risposte del nostro governo"

Il premier Edi Rama: "Per colpire la Meloni infangano l'Albania. Sembra il comunismo"
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Edi Rama ha cinquantanove anni, è un giocatore di basket, scrittore, pensatore, pittore e oggi premier dell'Albania. È un socialista e va molto d'accordo con Giorgia Meloni. In questi giorni ha subìto un attacco ad alzo zero dal programma televisivo Report, quello di Ranucci. Ed è furioso. Ma partiamo dall'inizio. Dal trattato fra Tirana e Roma per l'apertura di un campo in Albania dove trattenere i migranti in attesa di rimpatrio.

Presidente, a che punto siamo con il trattato?

«La nostra parte è finita con la ratifica dell'accordo da parte del Parlamento».

Quando pensa che potrà diventare operativo?

«Dipende dal governo italiano».

L'opposizione albanese si è adeguata?

«Non ho piu notizia di nessun posizionamento di traverso. Hanno detto la loro, com'è giusto che sia, e adesso hanno altro da fare».

La nuova collaborazione con il governo italiano può portare benefici sia all'Albania che all'Italia?

«I benefici della nostra collaborazione con l'Italia non dipendevano da questo accordo prima e non dipenderanno neanche dopo la firma dell'accordo».

Cambiamo discorso. È vero che ha querelato Raitre per le insinuazioni fatte dal programma Report sull'accordo tra Italia e Albania per i centri di accoglienza per i migranti?

«No. La querela la farà il Segretario generale del Consiglio dei ministri che è stato aggredito con un fiume di fango ed è stato censurato. Hanno sostenuto che non aveva risposto alle domande del giornalista di Report. Ma ormai lo ha ammesso lo stesso conduttore del programma che le risposte le hanno avute, per iscritto e nel tempo chiesto dal giornalista. Incredibile dove possa arrivare l'abuso della libertà di stampa!».

So che si è sentito con il direttore dell'approfondimento Rai Paolo Corsini. Cosa vi siete detti?

«Era doveroso che ci parlassi perché il mio Paese, e una figura istituzionale dell'amministrazione pubblica, sono stati aggrediti dal servizio pubblico italiano. Mi è sembrato giusto presentare al direttore la verità documentata che è stata falsata clamorosamente da un programma della Rai. Non l'ho fatto per censurare o per protestare contro la libera opinione di qualcuno, ma per esporre in modo documentato la censura che è stata realizzata ai danni dell'Albania. Spero che adesso il servizio pubblico faccia un esame di coscienza».

Ma è vero o no che il suo stretto collaboratore Engjell Agaci, nonché segretario generale del Consiglio dei ministri, era l'avvocato di fiducia di alcuni trafficanti?

«Ma scusi, da quando gli avvocati penalisti vivono difendendo angeli e santi? Definire un avvocato, cioè una figura chiave dello Stato di diritto, come persona di fiducia di criminali beh, sento la puzza di comunismo, perché a me fa pensare alla dittatura sanguinaria di Enver Hoxha, che la figura dell'avvocato la seppelliva come si seppellivano i lebbrosi nel medioevo».

È vero quindi che Report ha inviato delle domande ad Agaci e che non ha dato conto delle sue risposte?

«Lo ha confermato lo stesso direttore del programma, purtroppo non chiedendo scusa ma continuando a giustificare l'ingiustificabile. Report ha mentito al pubblico dicendo che non aveva avuto nessuna risposta, e sapeva di mentire».

Lei pensa che la trasmissione Report con questa inchiesta abbia portato un danno di immagine al vostro Paese?

«Questo è poco ma sicuro. Ma credo che abbia portato un danno anche al servizio pubblico del vostro Paese, ingannando i suoi telespettatori che, se non mi sbaglio, pagano tasse per essere informati correttamente da quel servizio».

Si aspettava questo dalla televisione italiana?

«A dire la verità no, perché io rimango molto legato alla Rai, alla quale devo tanto. È stata l'unica finestra sul mondo nel primo quarto di secolo della mia vita. E non può non farmi male vedere l'Albania aggredita in quel modo schifoso dalla Rai, come se si fosse riaperta una pagina nera nella storia della stampa italiana, quando la parola albanese veniva usata come sinonimo di criminale, trafficante, ladro, prostituta e l'Albania stessa era trattata come la sorgente del male».

Secondo lei

l'attacco di Report risente del vecchio pregiudizio italiano contro gli albanesi?

«Questo no, non lo credo. Credo che l'odio verso la vostra premier abbia reso gli autori di quella trasmissione insensibili alla verità».

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