"Combatto con i filorussi. La causa giusta"

L'italiano in guerra a Donetsk da 8 anni: "È qui che mi sento a casa e sono libero"

"Combatto con i filorussi. La causa giusta"

Donetsk (Ucraina). «Quel che non dimenticherò mai è la prima ferita. Era il 2015 ed io e la mia squadra stavamo combattendo dentro l'aeroporto di Donetsk. Eravamo in nove e ad un tratto ci siamo ritrovati circondati dai blindati e dalle truppe ucraine. Sparavamo con tutto quel che avevamo, ma la situazione era disperata. Poi è arrivato quel colpo e ho visto tutto nero. Non so se fosse il colpo di un blindato o di un mortaio. Quando ho ripreso i sensi perdevo tanto sangue e due miei compagni erano morti. Lì per lì ho creduto di morire anch'io. Ma non c'era tempo per lamentarsi. Mi hanno medicato e abbiamo continuato a combattere. Se ripenso a quei momenti mi vengono ancora i brividi».

Son passati otto anni ma Spartaco, come si fa chiamare sui campi di battaglia del Donbass, non ha perso le cattive abitudini. Da quando, nel 2014, abbandonò il suo paesino in provincia di Brescia e il suo lavoro da carpentiere per unirsi alle milizie filo russe qui nel Donetsk non ha mai smesso di combattere.

«In Italia - spiega in questa intervista esclusiva a Il Giornale - avevo fatto un periodo di ferma prima nei paracadutisti e poi negli alpini. Ma ho lasciato l'Italia e l'Europa perché non mi ritrovavo più nel nostro modello di vita. Volevo combattere per una causa che sentivo mia. Volevo sentirmi più libero. Qui ho trovato quel che cercavo. Qui mi sono sposato e ho avuto due figli. Qui continuo a combattere».

In Italia è sotto inchiesta, l'accusano di essere un mercenario...

«Mercenario è uno che combatte per i soldi. Io non combatto per i soldi, non m'ha mai pagato nessuno. Son venuto da volontario e ancora oggi ho una paga da soldato».

La sua scelta è stata dettata da una fede politica?

«Non dica stupidaggini. La mia è una scelta umana. Chi mi accusa di essere fascista, comunista o separatista non mi conosce o non ha capito nulla. Mi sono lasciato alle spalle un'Europa che non mi piaceva e mi batto per un posto in cui mi sento a casa».

I russi sono stati accusati di stragi e di violazioni dei diritti umani non è a disagio a combattere con loro?

«Qui dove siamo, a pochi passi dal centro di Donetsk, dieci giorni fa è arrivato un proiettile sparato dagli obici forniti a Zelensky dalla Francia. Qui sono morte fatte a pezzi una quindicina di persone innocenti tra cui due bambini, ma voi in Europa non ne avete manco parlato. Scrivete solo quel che vi raccontano gli ucraini. Io combatto per metter fine a tutto questo. Non voglio più vedere morti ignorati. E voglio che torni la pace».

Però intanto contribuisce a questa carneficina.

«Si è vero combatto, ma non me ne vergogno perché penso di combattere per la causa giusta. Voi giornalisti chiamate mercenari gli stranieri che stanno da queste parte, ma elogiate come combattenti per la libertà quelli che sparano e uccidono nel nome di Zelensky. Sto da questa parte anche perché non ne posso più dei vostri giudizi basati su due pesi e due misure».

Sulla spallina porta una Z nera e il tricolore italiano che significa?

«L'abbiamo disegnato io e gli altri che sono qui. È per ricordare che ci sono anche degli italiani pronti a combattere per queste terre».

Quanti italiani siete?

«Parlo per me, non posso parlare per gli altri».

In Europa dicono che l'armata russa sia vicina alla sconfitta. Che idea ha?

«Io aspetterei a cantar vittoria. Conoscendo i russi e la loro mentalità non penso si arrenderanno facilmente. Per ora impiegano ancora i 130mila soldati mandati a febbraio Gli ucraini combattono con un esercito che viene continuamente rinnovato con reclute addestrate dalla Nato, rifornito di armi e mezzi e guidato dalle vostre intelligence. Senza contare le migliaia di contractor spacciati per volontari mandati a guidare le ultime offensive. Non appena i russi si decideranno a far la guerra sul serio, riserveranno molte sorprese».

Combatte da otto anni non ha paura?

«Certo che ho paura, la guerra ne fa sempre. Se non hai paura sei uno stupido. Ma la paura ti tiene vivo».

Ha deciso quando smetterà?

«A questo punto fino alla fine. Fino alla pace. Sempre che non muoia prima».

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