Servono Thatcher e Reagan, i due giganti che hanno messo a dieta lo Stato

Seguendo percorsi anche differenti, Margaret Thatcher e Ronald Reagan furono gli artefici di questa svolta epocale

Servono Thatcher e Reagan, i due giganti che hanno messo a dieta lo Stato
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Quando alla fine degli anni Settanta in un Occidente declinante e socialdemocratico s'avvertì l'esigenza di riscoprire quei valori di libertà su cui poggia ogni società dinamica, le reazioni più coraggiose e non fu certo un caso si ebbero nel Regno Unito e negli Stati Uniti. È lì che emersero attori politici e sintesi ideologiche in grado di coniugare tratti conservatori e libertari, e capaci d'imprimere un'inversione di tendenza.

Seguendo percorsi anche differenti, Margaret Thatcher e Ronald Reagan furono gli artefici di questa svolta epocale, che se da un lato contestava ogni egualitarismo assistenziale, dall'altro doveva pure fare i conti con interessi parassitari che non fu facile contrastare.

Nel caso britannico, la Signora di Ferro dovette combattere non soltanto con il socialismo «ufficiale» (ossia, con la presenza ormai più che consolidata nella società inglese di laburisti e fabiani), ma anche l'accettazione delle tesi stataliste da parte degli ambienti moderati. E nonostante ciò i successi furono molto significativi. Al centro della sua strategia, dopo qualche tentativo non riuscito, ci furono processi di privatizzazione che riportarono nel mercato larghi spezzoni dell'economia e seppero coinvolgere l'intera società: trasformando pure i dipendenti in azionisti e dando vita in tal modo a un capitalismo sempre più popolare.

Per la Thatcher si trattava, innanzi tutto, di superare una serie di pigrizie consolidate: come venne alla luce quando decise di chiudere miniere improduttive e quindi antisociali (che distruggevano ricchezza), anche se questo comportava lo scontro con sindacalisti, intellettuali e altri demagoghi. La battaglia della premier britannica non fu facile, ma alla fine risultò vittoriosa.

Negli Stati Uniti avvenne qualcosa di simile, ma la battaglia riformatrice di Reagan ebbe altri obiettivi primari. Uno dei capisaldi della sua rivoluzione consistette nel ridimensionare la regolamentazione, eliminando una serie di incrostazioni corporative. In tal senso fu significativo il braccio di ferro con il sindacato dei controllori di volo, che violarono le regole che impedivano loro di scioperare e furono sostituiti da militari. Il messaggio fu chiaro: nessuno poteva più facilmente usare la propria posizione per comportamenti ricattatori di natura settoriale.

Non soltanto ridusse le imposte (a partire dalle aliquote marginali), ma grazie alla lotta alle normative federali seppe dare un nuovo impulso all'economia: tanto che tra il 1981 e il 1989 negli Stati Uniti furono creati 17 milioni di nuovi posti di lavoro. E un altro punto qualificante dell'agenda reaganiana fu la valorizzazione degli stati federati, chiamati a gestirsi al meglio e a competere tra loro.

Thatcher e Reagan seguirono percorsi in parte differenti,

perché dovevano confrontarsi con società piuttosto diverse. Ma i due furono assai simili nella capacità di unire una nobile visione ideale e il coraggio d'intervenire con decisione: senza compromessi, senza mezze misure.

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