La Commissione Ue "slitta" a dicembre. Braccio di ferro tra Ursula e Socialisti

Il via libera ai commissari (e a Fitto) rinviato di un mese. E si guarda alle elezioni Usa

La Commissione Ue "slitta" a dicembre. Braccio di ferro tra Ursula e Socialisti
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La partita è ancora aperta. E solo martedì a Bruxelles la conferenza dei presidenti di commissione del Parlamento europeo definirà i calendari. Però, l'ipotesi che le audizioni dei candidati commissari slittino dal 14-18 ottobre alla settimana 4-12 novembre è più che concreta. Con conseguente rinvio dell'insediamento della nuova Commissione, che a quel punto arriverebbe a dicembre, dopo le presidenziali Usa del 5 novembre.

Ursula von der Leyen non vede di buon occhio un rinvio e spinge per accelerare, supportata ovviamente dal Ppe e con la sponda dei conservatori di Ecr. Socialisti e Verdi, invece, frenano. Perché i tempi sono stretti, perché se qualche commissario venisse bocciato (cinque anni fa sono stati respinti in tre) è scontato un allungamento dei tempi e, forse, pure per prolungare le inevitabili trattative sulla composizione dei singoli gabinetti. Questione formalmente amministrativa, ma che negli equilibri della futura Commissione non è affatto un dettaglio. Non a caso, la moral suasion di von der Leyen affinché i commissari indichino un capo di gabinetto di altra nazionalità e rispettino l'alternanza di genere uomo-donna tra capo e vice-capo di gabinetto ha messo in agitazione molti futuri ministri europei, ben consapevoli di quanto i ruoli in questione siano determinanti. Tanto che tra i Socialisti - gli spagnoli del Psoe per primi, gli italiani del Pd a seguire - sono in molti a pensare che la richiesta ha come obbiettivo quello di depotenziare i singoli commissari e, dunque, rafforzare la presidenza.

Insomma, von der Leyen vorrebbe chiudere velocemente: gli «hearings» dei commissari (che si apriranno con i sei vicepresidenti esecutivi, tra cui Raffaele Fitto) il 14-18 ottobre e il via libera in plenaria a Strasburgo il 24 ottobre. Così da essere a regime dal primo novembre, prima che un'eventuale vittoria di Donald Trump possa destabilizzare i delicati equilibri di Bruxelles. S&D e Greens chiedono invece tempi meno stretti: le audizioni il 4-12 novembre, il voto in plenaria a Strasburgo il 26 o 27 novembre e, dunque, la Commissione in carica dal primo dicembre. Che peraltro, non sarebbe una tempistica neanche troppo inusuale visti i precedenti: nel 2004, complice la bocciatura di Rocco Buttiglione, José Barroso si insediò proprio a novembre e la legislatura successiva (2019) inaugurò il bis addirittura a febbraio 2010.

I tempi, comunque, incideranno poco sulle sorti di Fitto. Ormai da giorni, si è spostato stabilmente a Bruxelles per «studiare» in vista dell'audizione. Ancora non è chiaro - si deciderà mercoledì - se Fitto dovrà essere ascoltato solo dalla commissione Regi (Sviluppo regionale) o da una congiunta Regi-Econ-Budg (quindi con Affari economici e Bilancio, che sono competenti sui fondi Pnrr). Peraltro, sarebbe in campo l'ipotesi di allargare le audizioni (non solo di Fitto, ma di tutti i vice-esecutivi) anche ad altre commissione del Parlamento Ue, ma senza diritto di voto.

Inevitabile, ovviamente, che in questi giorni siano in corso interlocuzioni con i capigruppo delle diverse famiglie politiche del Parlamento Ue, così da garantirsi quella maggioranza di due terzi necessaria a superare gli «hearings» dei commissari. Ecr - e quindi Fitto - può contare sulla convergenza con il Ppe, che - non è un dettaglio - è determinante per promuovere i commissari in quota S&D e Renew. Un'intesa recentemente rinforzata dall'adesione di Fratelli d'Italia all'International Democracy Union, sancita proprio lunedì scorso.

L'Idu è un forum che dal 1983 riunisce partiti del centrodestra di tutto il mondo, fondato - tra gli altri - da Margaret Thatcher, George Bush, Jacques Chirac e Helmut Kohl. Non è un caso che vi aderiscano da tempo non solo il Partito repubblicano americano, ma pure la Cdu e la Csu tedesca e il Pp spagnolo. Insomma, un ponte tra Ppe e Ecr.

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