Complimenti e sorrisini ma Renzi e Merkel sono divisi dal Brennero

Dalla cancelliera solo una condanna formale della chiusura della frontiera decisa dall'Austria. E sui finanziamenti il dissenso è totale

Vabe', c'è Matteo Renzi in vena, l'impassibile (impossibile?) Angela Merkel accanto, il bandierone stellato d'Europa che li benedice, e dunque non manca il corredo di facciata per dedurre che il summit di Palazzo Chigi su Austria e migranti sia andato bene. Macché: meravigliosamente bene. «Italia e Germania sono d'accordo», ripete il premier vantando un asse contro gli stramaledetti austriaci.

Ma intanto e invece non è affatto detto che l'affare sia conveniente, e che il governo italiano esca rinfrancato. Il motivo è semplice, basta mordere la patacca fino a scoprire la materia grezza, l'ottone. È la vecchia storia del poliziotto buono e di quello cattivo, e qualche millennio di storia mitteleuropea potrebbero far venire dubbi. Gli austriaci sbarrano la strada a un flusso che sicuramente metterebbe a rischio il gracile e stabile menefreghismo montanaro, ma soprattutto sono il cuscinetto indispensabile ai cugini alemanni per scongiurare le scene viste qualche mese fa, che tanto fortemente hanno incrinato lo stellone di Angela. La faccia feroce, tanto feroce da sembrare magari sospetta, è quella dell'estremista di destra Heinz-Christian Strache, del Fpo, nome preso in prestito dal ketchup e faccia presumibilmente da schiaffi. Vuole il Tirolo unito, che si autodetermini, e argomenta che «se non si proteggono adeguatamente i confini esterni, se in Italia continuate a far passare i migranti come se foste scafisti di Stato non va bene, l'Austria si deve proteggere. D'altronde Renzi non fa che invitarli qui, no? Come Angela...». La provocazione mette un po' di pepe al nulla sotto vuoto spinto del vertice. Risponde serio Matteo, con Angela che di tanto in tanto accenna allo «ja, ja» col capino fresco di shampoo. «Frase vergognosa!», tuona Renzi e sfoggia retorica sui bimbi e sul dramma che si vive ogni giorno, ogni notte, nel martoriato Mare nostrum. Così è quasi un gioco da ragazzi esprimere il «netto dissenso» per la scelta dell'Austria, «sbagliata e anacronistica», sorprendente anche perché «non c'è alcuna emergenza», ma lo sarebbe anche se l'emergenza ci fosse, dice il premier indignato. La Merkel lo sorregge mentre snocciola dati economici stile tweet figurarsi ora nel dire che anche la Germania «è molto critica, farà tutto il possibile, non ci si può abbandonare a vicenda, i confini non sono esterni, bisogna essere leali gli uni con gli altri e ripartire gli oneri», altrimenti l'Italia ci rimette, «ha già dato un grande contributo per gli hotspot (i centri di smistamento, ndr) e non può essere lasciata da sola».

E qui viene il punto. Perché il vero disaccordo non è su Bayern-Fiorentina, bensì sugli «strumenti di finanziamento». La Merkel lo dice chiaro e tondo, confermando che di eurobond non se ne parla, anche se «stima molto il Migration Compact». Ma quel che Renzi è riuscito a strappare è solo la comune «disponibilità a discutere».

Matteo subito s'accuccia, «il fatto che ci sia condivisione con la Germania è già tantissimo, qualche soluzione innovativa va trovata, soluzioni divese dagli eurobond, io voglio portare a casa il risultato... risorse per aiutare l'Africa». Puzza di fregatura, Berlino e Vienna si tengono per mano. Fregandosele o fregandosene, il prodotto non cambia.

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