Sono giorni particolari in Germania e in tutta Europa. Il 9 novembre ricorrono i 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, simbolo della guerra fredda e del mondo diviso in due blocchi: di qua capitalisti e americani, di lì comunisti e russi. Chi ha vinto, è evidente. Ma qualcuno ancora non lo ammette. E ricostruisce la storia a suo piacimento, rimediando una figuraccia epocale.
Come sta succedendo in queste ore a Marco Rizzo. Torinese, 60 anni, Rizzo è stato un importante esponente del Partito comunista italiano, prima che la diaspora seguita alla svolta della Bolognina impressa dall'allora segretario Occhetto lo facesse aderire, con altri compagni, a Rifondazione. Quindi un lungo percorso nella sinistra radicale, via via sempre più irrilevante con il passare degli anni fino a scomparire dai radar della politica italiana. Oggi Rizzo si ricicla come segretario del Partito Comunista, l'ultimo dei Moicani a non arrendersi all'evidenza. Tanto meno ai libri di storia, che senza distinzioni raccontano il 9 novembre 1989 come il giorno della vittoria degli anticomunisti. Inevitabile, dato che sotto la cortina di ferro non è che si vivesse molto bene. Chiedere per informazioni a chi ha avuto la sfortuna di risiedere nei territori della Ddr, la Repubblica democratica tedesca.
Lo ha ricordato, in queste ore, anche la leader di +Europa, Emma Bonino. "Trent’anni dopo la caduta del muro l’Unione Europea ha abbattuto per i suoi cittadini le frontiere interne, permettendo a tutti di viaggiare, studiare e lavorare liberamente ovunque in Europa. È una delle grandi conquiste della rivoluzione europea - la libertà di circolazione - che oggi dobbiamo rafforzare e completare", ha scritto su Facebook la storica esponente dei Radicali. Ricevendo in cambio una sonora - e incomprensibile - pernacchia social dall'immarcescibile Rizzo. Che, su Twitter, le ha risposto così: "Quando c'era il #muro di #Berlino...c'era l'art.18; uno stipendio da un milione di lire (500 €) era un ottimo stipendio; la DDR aveva case, lavoro e welfare per tutti; Libia, Irak, Siria erano stati indipendenti; i popoli africani non erano obbligati ad una migrazione forzata...". Parole a cui viene difficile replicare, data la loro astrusità sul piano storico oltre che dell'onestà intellettuale. Ma qualche utente twittarolo ha replicato ai deliri di Rizzo, provando a farlo rinsavire. "Nella DDR si stava così bene che il muro l’hanno costruito per evitare a quelli dell’ovest di entrare", ricorda Paola. "Dai. Sparavano alla schiena di chiunque tentasse di oltrepassarlo (qualunque frontiera non solamente il muro). Loro concittadini. Parecchi morirono. Si doveva stare di un bene... Mai visto scavalcarlo da Ovest ad Est... Di un bene...", scrive Ottavio.
Quando c'era il #muro di #Berlino...c'era l'art.18; uno stipendio da un milione di lire (500 €) era un ottimo stipendio; la DDR aveva case, lavoro e welfare per tutti; Libia, Irak, Siria erano stati indipendenti; i popoli africani non erano obbligati ad una migrazione forzata... pic.twitter.com/G2tIbwOUKd
— Marco Rizzo (@MarcoRizzoPC) November 6, 2019
Parole che, probabilmente, sono destinate a entrare in un orecchio di Rizzo per uscire dall'altro. Ma almeno ci hanno provato. Chapeau. E comunque, Rizzo non è il solo di questi tempi a negare i mali del comunismo. Arrivando addirittura a smentire la sua natura dittatoriale.
Come ha fatto Nicola Fratoianni (Leu), che nel corso di una seduta alla commissione Cultura della Camera ha chiesto di sostituire, nella risoluzione proposta dal centrodestra perché venga celebrato nelle scuole il "giorno della Libertà", l'espressione "dittatura comunista" con "dittatura del socialismo reale". Le famose priorità della sinistra. Ancora ferma al '900.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.