"Il concorso dei miracoli" per la stipendiopoli Pd. L'imbarazzo di Zingaretti

Nel Lazio assunti 24 militanti dopo la selezione di un piccolo Comune: 90 idonei

"Il concorso dei miracoli" per la stipendiopoli Pd. L'imbarazzo di Zingaretti

Il trucco è chiaro nella sua semplicità: un piccolo Comune bandisce un concorso. Partecipano in massa eletti, militanti e portaborse di un partito, ma non ci può essere posto per tutti in un Comune che non arriva a quattromila abitanti. Fa niente: in questo caso, davvero, l'importante è partecipare (e risultare idonei). Pochi giorni dopo la pubblicazione della graduatoria, altri enti, casualmente, decidono di assumere sfruttando la norma che consente di ricorrere alla graduatoria dell'ultimo bando di concorso dello stesso territorio. E il gioco è fatto.

Alla Regione Lazio ormai lo chiamano tutti «concorso dei miracoli»: l'esame che ha moltiplicato i pregiati posti di lavoro pubblico a tempo indeterminato e ne ha distribuiti almeno 24, in gran parte tra chi ha la tessera del Pd. Fino a prova contraria, in modo del tutto legale. L'epicentro della vicenda è Allumiere. In 300 si presentano per un posto nel paesino dell'hinterland a nord di Roma e il 14 dicembre viene stilata la graduatoria che ha una particolarità: i vincitori sono cinque, tutti della zona, ma c'è un numero spropositato di idonei, quasi novanta, che arrivano da zone diverse del Lazio. Nei giorni successivi accade il vero miracolo: il Consiglio regionale del Lazio decide di assumere sedici funzionari e per farlo pesca, come prevede la legge, dagli ultimi concorsi. Il grosso delle chiamate arriva ai fortunati idonei del concorso dei miracoli. Tra i prescelti il segretario del Pd di Trevignano romano Matteo Marconi, l'assessore dem di San Cesareo Arianna Bellia, Augusta Morini assessora Pd di Labico, Paco Fracassa segretario piddino di Allumiere.

Ma, soprattutto, c'è un lungo elenco di nomi di consulenti a tempo determinato della presidenza del Consiglio della Regione Lazio guidata dal Pd Mario Buschini, o provenienti dal suo collegio elettorale, la provincia di Frosinone. A chiudere il cerchio c'è un dettaglio inquietante: il sindaco di Allumiere, Antonio Pasquini, da tre anni lavora con Buschini.

Ma quella che è stata battezzata «stipendiopoli Pd», pare più ancora più ampia. A sorpresa alcuni candidati rifiutano il posto. Come Marco Palumbo, consigliere comunale di Roma e presidente della Commissione trasparenza, uno dei «moralizzatori Pd» che con una firma dal notaio ha posto fine alla carriera da sindaco di Ignazio Marino, o l'altro dem Massimo D'Orazio, collaboratore di Buschini e assessore a Isola del Liri, paese del frusinate che dista 190 km da Allumiere o Matteo Manunta, ex consigliere comunale 5s di Civitavecchia e collaboratore di un altro pezzo grosso della Regione, il vicepresidente grillino David Porrello. Uomini fortunati perché, solo cinque giorni dopo il loro rifiuto, il Comune di Guidonia, assume altre otto persone dalla stessa graduatoria e li chiama.

Lo scandalo emerge e il Consiglio regionale difende le assunzioni: tutto in regola. Ma ora si scopre che al meccanismo hanno partecipato altri Comuni del Lazio, per lo più a guida Pd o 5s e ci sarebbe almeno un'assunzione legata a un altro vicepresidente, il leghista Giuseppe Cangemi. A denunciare il caso però sono stati anche esponenti della Lega, come Fabrizio Santori e Arianna Cacioni, capogruppo a Guidonia.

Nicola Zingaretti tace ma sarebbe in grave imbarazzo, vista la dinamica dello scandalo che punta dritto verso la presidenza del Consiglio regionale. Anche perché modi e tempi della vicenda farebbero presupporre una regia nelle assunzioni scaglionate tra più enti.

«La mancanza di alcuni documenti concorsuali e le modalità di questa storia - attacca la consigliera regionale Chiara Colosimo di Fratelli d'Italia - sono tali da richiedere un chiarimento immediato. E credo che anche nel Pd ci sia chi in queste ore è in forte imbarazzo».

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