Luca Attanasio, il 43enne ambasciatore italiano ucciso in un agguato ieri mattina in Congo assieme al connazionale Vittorio Iacovacci, carabiniere di 30 anni che lo scortava, e all'autista Mustapha Milambo, temeva per la propria incolumità. Lo si apprende tra le altre cose dalla richiesta di un'auto blindata che, ironia della sorte, sarebbe arrivata solo tra qualche giorno dopo un regolare bando di gara per la fornitura. Purtroppo i guerriglieri che hanno assaltato il convoglio delle Nazione Unite sono arrivati prima. L'intento era rapire il diplomatico: sapevano quale strada avrebbe percorso, conoscevano gli spostamenti di Attanasio e alcuni dettagli della sua agenda, ma alla fine quello che doveva essere un «lavoro pulito» si è trasformato in una carneficina.
Erano circa le 10.15 locali (le 9.15 in Italia), quando il convoglio, composto da due auto su cui viaggiavano 7 persone del World Food Programme, che stava percorrendo i 74 chilometri della strada nazionale che da Goma porta a Rutshuru (nel Nord Est del Paese), è stato fermato da un drappello di cinque uomini armati di pistole e mitragliatori leggeri. Il convoglio era diretto a Rutshuru per visitare i progressi del programma locale di alimentazione scolastica. All'altezza di Kanyamahoro i miliziani, probabilmente appartenenti al gruppo delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (Fdlr), principale guerriglia di ribelli ruandesi di etnia Hutu, hanno aperto il fuoco mirando alle gomme delle due autovetture. A quel punto, hanno costretto l'ambasciatore italiano e la sua delegazione a seguirli. Il loro obiettivo era quello di portarli nel cuore della foresta. Si tratta di una riserva naturale a ridosso dei confini con Uganda e Ruanda, nota per la presenza di specie protette fra cui i gorilla di montagna. Nella medesima zona, negli ultimi tre anni, erano caduti in un'imboscata turisti britannici, qatarioti e sudafricani.
«Hanno chiesto agli ostaggi di camminare in fretta e di tenere lo sguardo basso», ha raccontato Aba Van Ang, commissario provinciale della polizia nazionale congolese in conferenza stampa. Durante il cammino, tuttavia, il gruppo è stato intercettato da una pattuglia di ranger del parco Virunga, dispiegati sia per contrastare i gruppi armati che popolano il polmone verde dell'ex Zaire, sia per frenare il traffico illecito di merci e il bracconaggio. Con loro sono giunti a offrire sostegno anche militari dell'esercito. Ne è scaturito un violento scontro a fuoco nel quale hanno perso la vita Iacovacci, che era addetto alla scorta dell'ambasciatore, e l'autista. Gli assalitori sono riusciti tuttavia a portare via quattro ostaggi, uno dei quali è poi stato ritrovato in vita nella riserva (sarebbe un italiano, che lavora per l'Onu in Congo). Attanasio invece è stato trasportato all'ospedale di Goma, dove è deceduto per i proiettili che l'hanno raggiunto all'addome.
I responsabili dell'assalto sembrano essere i guerriglieri del Fdlr. Lo sostiene la ministra degli Esteri Marie Ntumba Nzeza, che, esprimendo la propria vicinanza al popolo italiano, si è difesa spiegando che «l'ambasciata italiana non ci aveva avvisata degli spostamenti, altrimenti avremmo predisposto una scorta».
A tal proposito un gruppo di investigatori del Ros è partito questa mattina alla volta di Kinshasa per collaborare nelle indagini. Tra i vari messaggi di cordoglio si segnala quello del presidente Mattarella che ha parlato di «servitori dello Stato che hanno perso la vita nell'adempimento dei loro doveri professionali».
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