L'annuncio del Rassemblement National, seguito dalla Lega, di voler rompere l'alleanza con i tedeschi di Afd apre a nuovi interessanti scenari nella destra europea anche se la decisione è stata tutt'altro che un fulmine a ciel sereno e già da mesi si percepivano segnali in questa direzione. La posta in gioco è infatti molto alta e riguarda la maggioranza del prossimo parlamento europeo. Sia la Le Pen sia Salvini sono consapevoli del veto posto dalla Cdu e dai popolari nei confronti di Afd che avrebbe impedito al gruppo Identità e Democrazia di giocare un ruolo nella prossima legislatura europea nonostante il buon numero di europarlamentari che eleggerà. Con la Lega partito di governo in Italia, il Pvv di Wilders (nel tondo) principale forza del nuovo esecutivo olandese e il partito della Le Pen possibile vincitore delle prossime elezioni in Francia, il gruppo Identità e Democrazia può ambire a un ruolo tutt'altro che marginale, specie se riuscirà a fare un gioco di sponda con l'Ecr di Giorgia Meloni.
Difficile dire se nascerà un unico grande gruppo della destra europea, più facile si crei una maggiore collaborazione tra conservatori e identitari anche perché, al netto di alcune fisiologiche differenze, sono molti più i punti in comune come è emerso anche nella scorsa legislatura europea.
Dovendo trovare uno slogan che accomuni conservatori e identitari potrebbe essere un'Europa che faccia meno ma meglio, diventando un valore aggiunto e non un ostacolo per i cittadini. La difesa dell'identità europea immaginando un modello basato su un'Europa dei popoli e delle nazioni rappresenta le fondamenta su cui costruire una cooperazione basata su una visione valoriale comune che mette al centro la dignità dell'uomo e della persona.
Sia i conservatori sia i sovranisti sono favorevoli alla libertà di espressione, contro il politicamente corretto, le censure, la cultura woke e soprattutto contrastano l'illiberalismo delle sinistre sul fronte economico, valoriale ed etico. Da qui una visione divergente dai socialisti sulle principali sfide del nostro tempo: pro famiglia e contro l'ideologia gender, a favore dell'ambiente ma contro un approccio ideologico e anti umano, per le imprese e contro nuove tasse europee. E ancora; a favore della difesa dei confini e contro l'immigrazione illegale, per un'immigrazione controllata e rispettosa della nostre tradizioni e contro un modello multiculturale fallimentare, per il mix energetico e contro l'imperialismo economico cinese.
Eppure i punti che uniscono i due gruppi non si limitano a una visione valoriale comune ma anche a battaglie politiche portate avanti già nella legislatura che volge al termine. Emblematica la contrarietà al Green Deal europeo e i voti in Commissione ambiente sulla direttiva casa green o sulla direttiva che ferma la produzione di motori endotermici nel 2035. Il contrasto alle ecofollie rappresenta il terreno comune su cui impostare una collaborazione tra Ecr e Id, anche perché si tratta di un tema su cui la sinistra continuerà a puntare anche nei prossimi anni.
In ogni caso, se si parte da una base valoriale
condivisa, diventa molto più facile anche politicamente riuscire a trovare una convergenza e, qualora i numeri lo permetteranno, immaginare di esportare il modello del centrodestra italiano in Europa. La strada è tracciata.
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