La notizia - annunciata da tempo - è che dopo quasi quattro anni e mezzo Giorgia Meloni lascia la presidenza di Ecr. Al suo posto Mateusz Morawiecki, come lo stesso ex premier polacco aveva anticipato in un'intervista a Il Giornale dello scorso 19 ottobre («sono pronto al passaggio di consegne e a guidare i Conservatori»). La vera novità - forse prevedibile, ma niente affatto scontata - è invece un'altra: i (nuovi) vertici di Ecr saranno tutti presenti all'inauguration day del 20 gennaio, quando a Washington si terrà la cerimonia di Capitol Hill in cui Donald Trump si insedierà formalmente come 47esimo presidente degli Stati Uniti. Un appuntamento a cui potrebbe presenziare anche Giorgia Meloni, che ha già incontrato il futuro inquilino della Casa Bianca lo scorso 4 gennaio nella sua residenza di Mar-a-Lago nel faccia a faccia che ha favorito la liberazione di Cecilia Sala. L'invito, peraltro, Trump glielo ha recapitato personalmente a inizio dicembre, quando i due si sono incrociati a Parigi per la cerimonia di riapertura di Notre-Dame. Un contatto diretto e one-to-one che ha scavalcato i consueti e felpati canali che segue in queste occasioni la diplomazia, tanto che non a caso sono proprio gli ambienti vicini alla Farnesina ad avanzare qualche dubbio su una presenza della premier in quel di Washington. Che, se alla fine deciderà di andare, avrà un posto in prima fila nella cosiddetta «terrazza», dove siederanno gli ex presidenti, compreso l'uscente Joe Biden, le alte cariche della nuova amministrazione e gli speakers di maggioranza e minoranza, oltre ai giudici della Corte Suprema. È in questo parterre che prenderà posto anche Andrea Di Giuseppe, deputato di Fdi eletto negli Stati Uniti, da sempre di casa negli States e vicinissimo ai Repubblicani americani. «A conferma del peso della comunità italiana - spiega - su 17 milioni di italo-americani, circa il 70% ha votato per Trump e ben un terzo dei deputati e senatori degli Stati Uniti sono di origine italiana». Una delle ragioni, insieme alla «condivisione valoriale e all'intesa personale», per cui Meloni «è destinata a ritagliarsi» il ruolo di «ponte tra Stati Uniti e Unione europea».
All'inauguration day di Washington saranno presenti anche i vertici di Ecr. Non solo Morawiecki, ma pure i tre vicepresidenti votati ieri dal council dei Conservatori che si è riunito al Thone Hotel di Bruxelles: il capo-delegazione di Fdi al Parlamento Ue, Carlo Fidanza, la francese Marion Maréchal e il romeno George Simon. Ci sarà anche il segretario generale di Ecr Antonio Giordano, confermato - anche lui all'unanimità - su proposta di Morawiecki. Durante la riunione - in cui Nicola Procaccini è stato eletto presidente della fondazione «New Direction», think thank conservatore voluto nel 2009 da Margaret Thatcher - Meloni si è video-collegata da Palazzo Chigi, ha fatto gli auguri di buon lavoro all'ex premier polacco e ha assicurato che continuerà a fare la sua parte per «rendere Ecr più forte, più unito e più influente dentro e fuori l'Europa».
Prima di partire per Abu Dhabi - dove è atterrata ieri sera e oggi parteciperà al «World future energy summit» - Meloni ha anche tenuto un lungo intervento in Consiglio dei ministri durante il quale ha elogiato lo «spirito di squadra» del governo, ha rivendicato la politica sui migranti («oggi Frontex ci fa sapere che il numero di ingressi regolari registrati nell'Ue nel 2024 è calato al livello più basso dal 2021») e ha elogiato i dati sui conti pubblici
(«il loro miglioramento è un risultato della credibilità e dell'affidabilità del governo che si traduce in una diminuzione dello spread e dei tassi sul debito e accresce sempre più l'appeal dei titoli di Stato italiani».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.