Scheda bianca, scheda bianca, scheda bianca... Per 377 volte nell'aula di Montecitorio risuona il segnale che non c'è accordo sui 4 giudici costituzionali, malgrado i richiami del Quirinale. Con 15 nulle e 9 voti dispersi arriva la tredicesima fumata nera, nella seduta delle Camere unite. Stamattina una riunione dei capigruppo potrebbe fissare una riconvocazione del parlamento addirittura per domani. Ma c'è il forte rischio, visto che tra verifica dei requisiti e accettazione della nomina passa di solito qualche giorno, che lunedì la Consulta si trovi a votare sull'ammissibilità del referendum per l'autonomia differenziata in soli 11 componenti su 15. La partita di ieri è rimasta a carte coperte e questo fa pensare che prevalga il timore di bruciare un candidato, facendone il nome. Era richiesta una maggioranza dei 3 quinti dei parlamentari, 363, il che rende inevitabile un accordo bipartisan. Ma nel vertice a palazzo Chigi alla vigilia dello scrutinio tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, non si è trovata la quadra. Due nomi, non di parlamentari, non dovrebbero essere in discussione: Francesco Saverio Marini (foto a sinistra), consigliere giuridico della premier, per FdI e Massimo Luciani (foto a destra) costituzionalista proposto dal Pd, mentre anche ieri Calenda e 5s hanno provato inutilmente a far prevalere Michele Ainis. Rimangono da stabilire il candidato in quota Fi e il tecnico condiviso. E qui le cose si ingarbugliano, proprio per un intreccio tra i ruoli. Su Gabriella Palmieri Saldulli, stimato Avvocato generale dello Stato, senza storia politica e dunque con le carte in regola come figura super partes, poteva esserci consenso generale, finché hanno cercato di bruciarla presentandola come candidata degli azzurri. Tajani preferirebbe un giurista ad un parlamentare, anche per uniformarsi alla linea di FdI e Pd e così si toglierebbe dall'imbarazzo di scegliere tra il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che se lasciasse il posto di parlamentare in Puglia rischierebbe di favorire il centrosinistra di Michele Emiliano alle suppletive e il capogruppo in commissione Giustizia Pierantonio Zanettin che, essendo in quota proporzionale, sarebbe sostituito dal primo dei non eletti. Dentro Fi insistono col dire che l'impasse è sul nome del tecnico su cui convergere, mentre non esiste problema sul candidato azzurro da scegliere tra una rosa esistente. Il silenzio sul nome fa pensare ad una combinazione possibile, se gli alleati di centrodestra sollevano perplessità sulla Sandulli ritenendola politicamente caratterizzata alla fine potrebbe diventare lei la candidata di Fi. In questo caso, il ruolo tecnico potrebbe andare alla tributarista Valeria Mastroiacovo oppure a Roberto Garofoli, sottosegretario a Palazzo Chigi con Mario Draghi ma vicino all'attuale successore Alfredo Mantovano, che avrebbero più chance di sostegno bipartisan.
Ieri mattina comunque i parlamentari di maggioranza hanno avuto indicazione di votare scheda bianca e l'opposizione si è uniformata.
Si è capito che si andava verso l'ennesimo buco nell'acqua quando il capogruppo alla Camera di Fi, Paolo Barelli, ha detto: «Non sono sicuro che oggi (ieri, ndr) si troverà ancora la quadra. Potrebbe darsi che il parlamento sia chiamato a riunirsi entro fine settimana».
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