Ce l'ho, ce l'ho, manca, manca. La fumata bianca sui giudici vacanti della Consulta scelti dal Parlamento sembra a un passo, almeno per due nomi su quattro. Oggi il Parlamento in seduta comune si riunisce per la prima volta dall'inizio dell'anno con l'obiettivo di riportare a ranghi completi la Corte costituzionale, alle prese con una serie di delicati rebus da risolvere come il terzo mandato consecutivo per i governatori (il governo ha impugnato la legge della Regione Campania) e l'ammissibilità dei referendum sull'Autonomia differenziata.
I tempi sono strettissimi. Il Parlamento in seduta comune si riunirà alla Camera a partire dalle 13,00, alle 11.30 è prevista la riunione dei capigruppo per sciogliere le riserve. La maggioranza richiesta è quella dei tre quinti dei componenti (363 voti), si comincerà dai deputati. Siamo al tredicesimo scrutinio per il sostituto dell'ex presidente della Consulta Silvana Sciarra e del quarto per i tre giudici scaduti a fine dicembre (il presidente uscente Augusto Barbera, Giulio Prosperetti e Franco Modugno. La stessa Consulta, per venire incontro al Parlamento, ha deciso di rinviare di una settimana al 20 gennaio, termine ultimo previsto per legge, la decisione sull'ammissibilità dei quesiti abrogativi della riforma di Roberto Calderoli.
Fdi vuole il consigliere giuridico di Palazzo Chigi Francesco Saverio Marini, figlio d'arte (suo padre Annibale era espressione di An), Pd e Cinque stelle avrebbero deciso di convergere sul costituzionalista Massimo Luciani, sacrificando due nomi più schierati come l'alter ego di Marini di Elly Schlein, vale a dire Andrea Pertici, suo consigliere giuridico vicino alle istanze Lgbt e «nemico» della riforma di Roberto Calderoli, tanto che rappresenta la regione Toscana. I troppi maldipancia Pd hanno convinto la segretaria a virare sul «moderato» Massimo Luciani, accademico dei Lincei che una ventina di anni fa da avvocato di Montecitorio difese (invano) le prerogative parlamentari di Umberto Bossi sostenendo che era suo diritto dire «col Tricolore mi pulisco il cu...», ma Marini padre lo sbugiardò. A bocca asciutta è rimasto anche Michele Ainis, agitato dai Cinque stelle come tecnico senza neanche troppa convinzione.
Le spine sulla rosa sono azzurre e rosa. Dentro Forza Italia è proseguito fino a tarda sera il braccio di ferro interno tra il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, «colpevole» se eletto di sguarnire la compagine di governo ma anche un collegio elettorale in Puglia che già fa gola - dicono i maligni - al governatore uscente della Regione Puglia Michele Emiliano. In lievissimo vantaggio sembrerebbero le quotazioni del senatore Pierantonio Zanettin (foto a sinistra), colonna della riforma della Giustizia e della commissione di Palazzo Madama. In serata Antonio Tajani dice di essere pronto a votare «anche subito». «Parliamo di giuristi di altissimo profilo, vediamo se eleggere parlamentari o no», ammette il vicepremier. Si fanno i nomi del docente della Sapienza Andrea Di Porto o dell'avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli.
Un profilo «condiviso» - come vorrebbe il Quirinale, in pressing da settimane - è anche Luisa Corazza, già consulente di Sergio Mattarella, la milanese Lorenza Violini o la pugliese Valeria Mastroiacovo (a destra), cattolica non sgradita sia al leader M5s Giuseppe e assistente alla Consulta del giudice in quota Lega Luca Antonini.
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