"La conta degli anticorpi? Non serve"

Il virologo: "Anche con valori bassi si può essere protetti da cellule specifiche"

"La conta degli anticorpi? Non serve"

Il caos vaccini si arricchisce di una nuova puntata: il premier Mario Draghi ha deciso di sottoporsi all'immunizzazione eterologa perché la prima, con AstraZeneca, non avrebbe prodotto una risposta immunitaria particolarmente alta. A fare chiarezza è il virologo del policlinico Gemelli di Roma, Roberto Cauda: «Vaccinarsi con due prodotti diversi non comporta rischi. Ma contare gli anticorpi non spiega tutto».

Quali parametri occorre tenere presente?

«Gli anticorpi vengono prodotti nei confronti della proteina Spike, che è una componente del virus. Ma quando ci si ammala, o quando ci si vaccina, si crea una doppia risposta. La prima è la risposta anticorpale, cioè quella legata alla produzione di anticorpi, che si calcolano attraverso un prelievo di sangue. La seconda è una risposta cellulare, che è più difficile da calcolare».

Di cosa si tratta?

«Nell'organismo esistono le cellule immuno competenti. Sono quelle che imparano a riconoscere lo Spike e ne mantengono la memoria. Così se gli anticorpi non sono sufficienti, l'organismo è comunque in grado di proteggersi dalla malattia producendo una risposta sufficiente».

Esistono studi al riguardo?

«Due settimane fa è stato pubblicato uno studio su Nature: dimostra che i guariti dal Covid, a distanza di un anno, possono presentare nei polmoni cellule che hanno la capacità di difendere l'organismo anche in assenza di anticorpi o in caso di produzione insufficiente. La stessa cosa accade nei soggetti vaccinati».

La vaccinazione eterologa è sicura?

«In questi giorni sono stati effettuati due studi. Il primo, britannico, è stato pubblicato su Lancet ed è stato condotto su 800 volontari. Le persone sono state vaccinare con AstraZeneca e poi hanno fatto il richiamo con Pfizer dopo 8 o 12 settimane. Il secondo è spagnolo, ha coinvolto 600 persone ed è apparso su piattaforme specializzate. Entrambe le ricerche hanno dimostrato che la risposta immunitaria, utilizzando due vaccini diversi, può essere superiore. Anche se in realtà parliamo di vaccini relativamente diversi».

In che senso?

«AstraZeneca è un vaccino a Dna, Pfizer a Rna. Ma entrambi producono lo Spike, che è una componente del virus. Il risultato è che esiste un profilo di sicurezza buono. Sono stati osservati effetti collaterali molto leggeri, come una lieve febbre. La risposta anticorpale in compenso è stata molto buona».

Consiglia di fare un sierologico per contare gli anticorpi e decidere come comportarsi?

«Assolutamente no, io stesso non l'ho mai fatto. Quel test offre una visione parziale della situazione quindi la corsa al sierologico non avrebbe alcun senso. Alcuni soggetti potrebbero avere un numero di anticorpi inferiore a 80, che è la cifra ideale stabilità dall'Oms per essere sicuri, ma avere comunque una risposta buona dell'organismo grazie alle cellule delle quali parlavamo».

Quando si può conoscere il reale stato degli anticorpi?

«Occorre aver ottenuto entrambe le dosi del vaccino e bisogna che siano passate almeno quattro settimane».

Parlando di mascherine, potremo togliere all'aperto?

«Siamo in

una situazione che consente di correre un minimo rischio. L'importante è tenerle sempre al chiuso. Fermo restando che i contagi devono continuare a scendere e che invece il numero di vaccinati deve crescere sempre di più».

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