Contatto Scholz-Putin, l'ira di Zelensky

Il cancelliere: "Ritirati e negozia". Lo Zar: "Intesa su nuove basi territoriali". "No" di Kiev

Contatto Scholz-Putin, l'ira di Zelensky
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È una matrioska la telefonata del cancelliere Olaf Scholz al presidente russo Vladimir Putin in cui la politica internazionale, dalla guerra in Ucraina alla seconda amministrazione Trump, si incastra con la campagna elettorale tedesca. Il primo contatto diretto tra i due dal 2 dicembre 2022 era nell'aria da tempo. Scholz aveva ribadito la necessità di «fare di tutto» per porre fine alla guerra, anche chiamare Putin, assicurando che nessuna decisione sarebbe stata assunta alle spalle di Kiev. Il titolare del Cremlino aveva dichiarato di non aver «nulla in contrario» a riprendere le comunicazioni con l'Occidente. Ieri, il telefono di Putin ha squillato ed era Scholz a chiamare, primo tra gli alleati della Nato se si esclude la telefonata di Donald Trump smentita dalla presidenza russa. Dopo il colloquio, il cancelliere ha comunicato di aver chiesto a Putin di «porre fine alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e di ritirare le truppe». Per Scholz, Mosca «deve mostrare la volontà di negoziare» con l'obiettivo di «una pace giusta e duratura».

Come reso noto dal Cremlino, Putin ha sottolineato che la Russia «non ha mai rifiutato e rimane aperta a riprendere i negoziati interrotti dal regime di Kiev» per una soluzione «politica e diplomatica». Un'intesa dovrebbe tenere conto degli «interessi di sicurezza» di Mosca, «partire dalle nuove realtà territoriali» in Ucraina e «soprattutto eliminare le cause» del conflitto. La Russia insiste su condizioni dure a cui si aggiunge quanto «ricordato» da Putin a Scholz: la guerra è «il risultato diretto della politica aggressiva» della Nato, volta a «creare un punto di appoggio antirusso in territorio ucraino». Un messaggio chiaro alla Germania che vuole essere alla guida sul fianco Est dell'Alleanza atlantica e che è rimbalzato da Berlino a Kiev, informata in anticipo del colloquio tra Scholz e Putin. Il 14 novembre, il cancelliere aveva infatti telefonato al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per ribadirgli «l'incrollabile solidarietà» della Germania.

Alla chiamata del cancelliere al titolare del Cremlino nella presidenza ucraina si è reagito con irritazione per uno Scholz che ha «aiutato» Putin riducendo il suo isolamento e, di fatto, «facendo proseguire la guerra». Eppure, la fine del conflitto è tra gli obiettivi di Scholz. È qui che la matrioska rivela il suo volto diretto alle elezioni anticipate in programma in Germania per il 23 febbraio. In vista del voto che è certo di vincere, l'esponente di una Spd al 15% nei sondaggi vuole accreditarsi come cancelliere della pace così da raccogliere consensi. Davanti all'imprevedibilità di Trump che promette di porre fine alla guerra «in 24 ore», la telefonata a Putin è un altro passo in questa direzione, dopo il nein all'adesione dell'Ucraina alla Nato finché dura il conflitto e il rifiuto di fornire al Paese aggredito missili per colpire in profondità in Russia.

Mentre Scholz tesse la sua tela, Zelensky afferma che con Trump la guerra «finirà prima».

Contrariamente a quanti mettono in guardia dalle affinità della galassia Maga con Mosca, il capo dello Stato di Kiev evidenzia che Trump non ha «nulla contro» le sue posizioni per la pace. A Berlino rimane uno Scholz cinico e calcolatore contestato nella sua stessa Spd, che pur di ottenere un secondo mandato è pronto a lasciare l'Ucraina in un limbo di detti e contraddetti.

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