Renzi rispondi, Conte non scappare. In serata scoppia il caso delle tredici domande del M5s e della risposta social del leader di Italia Viva che prepara un altro questionario per il capo grillino e lo invita a chiarire su mascherine e presunti finanziamenti dal Venezuela.
Il nuovo sito ufficiale del Movimento spara tredici domande per Renzi, al centro delle polemiche per le mail sulla «bestia» anti-grillina, le conferenze in Arabia Saudita e finanziamenti alla fondazione Open su cui indaga la Procura di Firenze. #RenziRispondi è l'hashtag sfoderato dalla comunicazione pentastellata per mettere alle corde l'ex rottamatore. I Cinque Stelle parlano di una serie di questioni da chiarire «a tutela del confronto democratico». Il M5s affonda sulla struttura comunicativa che avrebbe dovuto fare da controcanto proprio agli attacchi grillini. Individuando «profili di illiceità» nell'ormai famigerata proposta di lavoro inviata dal giornalista Fabrizio Rondolino a Renzi nel 2017. Poi la richiesta di scuse da parte di Renzi al Movimento che «si proponeva di distruggere e diffamare». Accuse a tutto campo. Dai «lauti compensi» incassati dai sauditi alla proposta di «una più stringente normativa sul conflitto di interessi».
Renzi risponde subito e circola anche la voce che l'ex segretario del Pd sapesse in anticipo delle tredici domande preparate dal Movimento. Addirittura c'è chi tira in ballo «un deputato grillino» che avrebbe informato direttamente il senatore di Firenze.
Il clima si scalda anche nel M5s. Un deputato pentastellato di prima fila se la prende con i suoi: «Basta dare visibilità a Renzi che ha lo zero percento per una questione personale con lui di Rocco (Casalino, ndr) e Conte». Ed ecco la replica di Renzi. «Il capo grillino Giuseppe Conte ha preparato per me tredici domande: sarò felice di rispondergli in un confronto in diretta TV», esordisce. Quindi l'attacco: «Aspetto la sua proposta di data e nel frattempo preparo le 13 domande per lui, dalle mascherine al Venezuela. Sono certo che non scapperà dal confronto democratico. Vero?».
Sempre in tema M5s, da Palazzo Madama spifferano che «Morra non è un caso isolato». La questione è quella dell'indennità di carica richiesta dall'ex grillino Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, insieme agli arretrati non percepiti in questi anni come da prassi degli stellati. Si parla di altri casi: la vicepresidente del Senato Paola Taverna che la richiede a marzo del 2020 per fronteggiare la pandemia, salvo poi rinunciare dopo sei mesi, attenuatasi l'emergenza, c'è poi Angela Anna Bruna Piarulli, senatrice presidente della commissione di inchiesta sulla comunità «Il Forteto», Cataldo Mininno, fuoriuscito dal M5s dopo il no alla fiducia a Draghi, vicepresidente della commissione Difesa che vuole dare l'indennità in beneficenza e con lui un altro ex come Fabrizio Ortis, segretario in commissione Difesa, che chiede l'assegno per devolverlo in beneficenza. Sempre Taverna è al centro delle chiacchiere di Palazzo perché si sarebbe defilata dal nuovo corso contiano. Meno apparizioni Tv rispetto agli altri vice e rapporti freddi con il leader.
C'è chi sospetta che si stia già preparando al dopo-Conte e non vuole risultare troppo schiacciata sul nuovo corso. Intanto alla Camera Lucia Azzolina si sfila dalla corsa per diventare capogruppo. A Conte restano poche alternative per sostituire Davide Crippa, considerato troppo vicino a Beppe Grillo.
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