«Conte sulle armi all'Ucraina sta inseguendo i sondaggi, ma trovo poco responsabile giocare una partita elettoralistica su questi temi su cui c'è in gioco l'affidabilità dell'Italia. Nel momento in cui Draghi va in Usa i partiti di maggioranza sospendano la campagna elettorale almeno per qualche giorno». A parlare con Il Giornale è Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, segretario di +Europa, che è convinto che «aprire un negoziato di pace non significa siglare una resa».
Rispetto all'inizio adesso si vedono le prime crepe nella compattezza della politica italiana. C'è Conte che continua a dire stop alle armi e chiede a Draghi di riferire in Parlamento, ma anche nel centrosinistra si manifestano sensibilità diverse. Si sta rompendo l'unità nazionale?
«Non sono stupito di queste posizioni, perché conosco la discussione pubblica in Italia su questi temi. Confido sul fatto che non verrà meno l'ampio appoggio parlamentare a Draghi sul sostegno alla resistenza ucraina, perché non ci sono ragioni fondate per abbandonare adesso l'Ucraina al proprio destino».
Ma il M5s è il partito di maggioranza relativa in Parlamento e l'ala cattolica e quella di sinistra non sono marginali nel Pd.
«Allora, io e Conte la pensavamo diversamente su Putin anche prima, il governo Conte-Salvini era programmaticamente attento alle ragioni della Russia, già dopo l'annessione illegale della Crimea del 2014. Conte e Salvini pensano di poter ritornare presto al business as usual con Putin, ad avere buoni rapporti con lui e al ritiro delle sanzioni dopo che la Russia ha occupato un pezzo di Ucraina e bombardato e ammazzato i civili? Io no. Mentre, per quanto riguarda il Pd, per me la notizia è la posizione rigorosa e coerente di Letta e del partito nel suo complesso, ciò non toglie di osservare posizioni diverse legate al pacifismo cattolico e di sinistra».
Sono più che altro i 5 Stelle che cercano di rompere?
«Conte sta inseguendo i sondaggi, sta cercando di fare un po' di propaganda per risalire nei sondaggi. Se fosse stato primo ministro voglio illudermi che non si sarebbe comportato diversamente da Draghi. Detto ciò trovo irresponsabile giocare una partita elettoralistica su questi temi. Proprio nel momento in cui Draghi va a Washington e c'è in gioco l'affidabilità del nostro Paese i partiti di maggioranza dovrebbero sospendere la campagna elettorale per qualche giorno».
Nel M5s la posizione del ministro Di Maio sembra diversa.
«Conte dovrebbe essere più responsabile perché guida il primo partito in Parlamento, e anche perché il M5s esprime un ministro degli Esteri che invece ha assunto una posizione seria e rigorosa».
Cosa risponde a chi in Italia dice che è inutile mandare armi a Kiev dopo più di due mesi di guerra?
«È difficile ora dire a Zelensky arrangiati perché noi ci siamo stancati, anche perché il presidente ucraino è pronto ad aprire un negoziato di pace, ma questo non vuol dire siglare una resa. Poi hanno inquinato il dibattito anche le informazioni distorte su Zelensky che vuole cedere la Crimea e la Nato che dice no».
Ma i sondaggi dicono che gli italiani sono contrari all'invio di armi in Ucraina.
«Mi ha colpito rivedere le foto delle manifestazioni oceaniche contro l'intervento della Nato nell'ex Jugoslavia, mentre sui missili di Putin c'è stata una
reazione meno pronta. In Italia c'è sempre stato un riflesso condizionato anti-Nato, ma credo che gli italiani capiscano che non possiamo girarci dall'altra parte e darla vinta a Putin, ne va anche della nostra libertà».
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