Roma Continua l'offensiva dell'Italia sui migranti. Incassati alcuni risultati provvisori con il blocco degli sbarchi (ad esempio la disponibilità di alcuni paesi ad accogliere quote dei richiedenti asilo sbarcati la settimana scorsa a Pozzallo), il governo cerca una soluzione più stabile per redistribuire i migranti salvati nel Mediterraneo. E per farlo rimette in discussione alla radice gli accordi che potarono alla missione Ue Sophia, quindi al principio che i migranti salvati nel Mediterraneo devono sbarcare solo in Italia.
Fa parte di questa offensiva diplomatica la lettera che il premier Giuseppe Conte ha inviato al presidente della Commissione Juncker e a quello del Consiglio Tusk, nella quale ha chiesto di costruire una «cellula di crisi», quindi una cabina di regia che gestisca salvataggi e approdo in Europa dei migranti.
Appello in parte accolto. Una portavoce della presidenza della commissione Ue ha confermato che l'esecutivo Ue «sta lavorando per un meccanismo provvisorio che possa essere messo rapidamente in atto per coordinarsi sugli sbarchi di imbarcazioni in arrivo durante l'estate». Una soluzione per l'emergenza prima di arrivare «un sistema completo» che arriverà con la riforma complessiva dell'Ue.
Strada in salita, come dimostra l'ultima riunione del Comitato politico e di sicurezza. La richiesta di cambiare la missione dell'Unione Europea Eunavfor Med Sophia non è passata. Fonti europee, hanno parlato di «Italia isolata» e di preoccupazione dei partner Ue per l'intenzione di non accettare più tutti i migranti salvati in mare.
Intenzione formalizzata con una lettera precedente, inviata dal ministro degli Esteri Renzo Moavero, che ieri ha spiegato come l'obiettivo sia quello di mettere in pratica le conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo. Per quanto riguarda la costituzione di una cellula di crisi, Moavero ha spiegato che «la commissione e l'Alto rappresentante», guidato da Federica Mogherini «sono gli organismi più in grado di rendere operativa una nuova soluzione. Di tipo, però, strutturale».
Il governo, insomma, non si accontenta delle soluzioni provvisorie. L'obiettivo è rendere stabile il meccanismo di Pozzallo. I 450 migranti salvati sono stati suddivisi in quote prima ancora del riconoscimento dello status di rifugiato che può prendere diversi mesi e assegnati a diversi stati europei.
Un'altra strada è quella descritta dal premier Conte in un'intervista. Serve un «gabinetto o comitato di crisi sotto l'egida della Commissione Ue, che poi si faccia mediatrice con i governi» per la distribuzione dei migranti. Poi occorre frenare «le partenze e dunque i morti in mare. Se poi - come confido avverrà - altri Paesi extraeuropei accetteranno di creare non hotspot ma centri di protezione per esaminare le richiesta d'asilo, i veri profughi potremo portarli direttamente noi, con corridoi umanitari, stroncando il traffico degli scafisti».
Sempre sul tema migratorio, la Commissione europea ha deciso di deferire l'Ungheria alla Corte di giustizia Ue, perché le leggi di Budapest su asilo e
rimpatri non rispetterebbero la legislazione comunitaria. I funzionari europei hanno preso di mira anche la nuova legge ungherese nota come Stop Soros che mette fuori legge le attività di aiuto agli immigrati clandestini.
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