Giuseppe Conte (nella foto) stronca ogni ipotesi di riapertura del dialogo con il Pd. Ma dietro la reazione scomposta dell'avvocato, che liquida Letta con un «offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio e a Tabacci», ci sono appunto «il fattore Di Maio» e la paura di spaccare di nuovo un partito che continua a essere percorso da tensioni interne. Anche se dal Nazareno non erano ancora arrivate aperture concrete, è ovvio che a Conte sarebbe convenuto un ritorno allo schema giallorosso. Se non altro per tentare di recuperare qualche collegio uninominale, dato che nel maggioritario il M5s rischia di vincere un solo collegio alla Camera, quello di Acerra. Eppure, riflettono nella sede di Via di Campo Marzio, il gioco non sarebbe valso la candela. I contiani non avrebbero mai accettato di allearsi con Luigi Di Maio, mentre l'ala più ortodossa del M5s, ora capitanata da Virginia Raggi, si sarebbe ribellata davanti all'idea di un ritorno di fiamma con i dem. Da qui la scelta di intervenire immediatamente, con un lungo post su Facebook. «In molti in queste ore mi chiedono cosa ne sarà del campo largo di Letta dopo il broncio di Calenda, le voraci pretese di posti sicuri di Tabacci e Di Maio, i veti incrociati e le repentine giravolte. Non spetta a me la risposta. Per parte mia posso solo dire che questo disastro politico mi sembra lontano anni luce dal progetto riformistico realizzato durante il Conte II», ci va giù duro il leader grillino. Conte attacca Mario Draghi: «Sentiamo invocare un'agenda Draghi sperando che l'interessato si degni di scriverla e di un metodo Draghi, confidando forse che anche in futuro ci sia un governo che decida senza confronto politico, limitando i passaggi in Parlamento». «Noi non siamo professionisti della politica è netto Conte A Enrico Letta rivolgo un consiglio non richiesto: offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio, Tabacci e agli altri».
Oggi termina la raccolta delle autocandidature per le parlamentarie e arriva la conferma della prima big che sarà candidata con il M5s. Si tratta dell'ex sindaca di Torino Chiara Appendino, in corsa alla Camera nel capoluogo piemontese. Appendino parteciperà alle primarie online per la scelta dei candidati nonostante la condanna in primo grado per la strage di Piazza San Carlo, in virtù di una deroga per i condannati per reati non dolosi. Con lei sembra certa anche la candidatura del giornalista Michele Santoro. Invece il sociologo Domenico De Masi ha smentito le indiscrezioni sulle sue aspirazioni parlamentari. Ed è ancora giallo su Virginia Raggi e Alessandro Di Battista. I due possono correre, ma potrebbero saltare il giro e aspettare Conte al varco di un flop alle urne, per insidiarne la leadership a partire dal 26 settembre.
I big fuori dalle liste per la regola del doppio mandato, Alfonso Bonafede e Roberto Fico, smentiscono i rumors su una loro uscita dal M5s. Bonafede è tornato a fare l'avvocato nel suo studio di Firenze. Fico come Paola Taverna potrebbe ottenere un incarico di partito retribuito.
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