Il M5s apre la lotteria delle «autocandidature» per le elezioni politiche del 25 settembre, Giuseppe Conte prova almeno a blindare i capilista. Mentre è sempre più incerta la sorte di Alessandro Di Battista, che con tutta probabilità non dovrebbe correre nelle liste grilline. E Conte, dopo l'accordo nel centrosinistra, va all'attacco dell'«accozzaglia» guidata dal Pd, che ora comprenderà anche Azione di Carlo Calenda e +Europa di Emma Bonino.
La giornata comincia con un post sul sito dei Cinque Stelle. L'annuncio dell'apertura delle autocandidature per gli aspiranti parlamentari stellati. «A brevissimo saranno resi noti tempi, modalità e requisiti per la presentazione delle proposte di autocandidatura da parte degli iscritti», si legge sul portale dei pentastellati. A riprova di come sia ancora in corso il braccio di ferro tra Conte e Grillo sul dossier caldo delle parlamentarie. Per tentare la scalata verso un posto in Parlamento occorre «preparare i seguenti documenti», fanno sapere dal M5s: certificato penale, certificato dei carichi pendenti, curriculum vitae, copia del documento di identità. Gli attivisti, inoltre, sono invitati ad accedere al proprio profilo per verificare la correttezza dei dati inseriti.
Un tema che si incrocia con l'eventualità di una candidatura di Di Battista. Sarebbe un cavillo burocratico a impedire all'ex deputato di presentarsi alle elezioni. Infatti, secondo le regole del Movimento, bisogna essere iscritti alla piattaforma da più di sei mesi per l'elettorato attivo. Dibba, invece, si è disiscritto dal M5s l'anno scorso, contestualmente all'entrata dei grillini nel governo guidato da Mario Draghi. Ma si parla anche di una deroga per permettere la candidatura a chi si è iscritto da poco. Questioni di poco conto, perché il punto è tutto politico. Al contrario di Grillo, Conte non gradirebbe la presenza ingombrante del Che Guevara di Roma Nord. E lo fa capire. «In questo rinnovato Movimento, sicuramente Di Battista è una persona che può dare un contributo. Ma basta parlare di protagonismi, di conflitti, di gelosie e invidie», spiega Conte a Radio Anch' io su Rai Radio1.
Oltre a questioni di visibilità personale, sulla contrarietà del leader pesano anche i malumori dei parlamentari che sgomitano per la rielezione. «Non possiamo dare un posto sicuro nelle liste a uno che esce ed entra quando vuole dal M5s», denuncia un eletto. La competizione è tanta e tutti aspirano ai collegi del Sud, dove i grillini potrebbero cavarsela meglio rispetto alle regioni settentrionali. Per questo motivo Conte insiste con Grillo per fare a uno strappo al principio della territorialità. In questo modo potrebbe assicurare un posto blindato da capolista nel Mezzogiorno ad alcuni fedelissimi come il ministro Stefano Patuanelli e il vicepresidente Riccardo Ricciardi. Grillo tentenna, vorrebbe una consultazione sul modello ortodosso, con tutti i candidati scelti dagli iscritti. Anche se il Garante potrebbe cedere sulla scelta dei capilista da riservare a Conte.
Intanto, nel messaggio pubblicato ieri, non si fa nessuna menzione del termine parlamentarie. Tra le fila contiane, ancora una volta, prevale il complottismo. Si temono quinte colonne di iscritti dimaiani con il diritto di voto pronte ad affossare i candidati vicini al leader nella riffa delle parlamentarie. E anche Grillo vuole dire la sua lanciando candidati a lui fedeli. Infatti, nelle indiscrezioni, è cominciato a circolare il nome di Nina Monti, ex cantautrice e fidata spin doctor del comico. «Finalmente è finita la telenovela Letta-Calenda: in bocca al lupo alla nuova ammucchiata che va dalla Gelmini dei tagli alla scuola al Pd, passando per Calenda, che non ha mai messo il naso fuori da una Ztl», attacca Conte.
Che poi rilancia sulla riforma dell'ergastolo ostativo che rischia di essere dichiarata incostituzionale dalla Consulta. «Siamo stati gli unici a chiedere di inserire subito il provvedimento nel calendario d'aula del Senato, così da concludere l'iter, per noi la lotta alla mafia è una cosa seria», dichiara.
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