Conte vuole affossare i referendum sulla giustizia: "Peggiorano il sistema"

I 5 Stelle, convintamente a favore del quesito sulla cannabis, si mettono di traverso a quelli sulla giustizia: "Ci farebbero compiere un passo decisamente indietro"

Conte vuole affossare i referendum sulla giustizia: "Peggiorano il sistema"

Sì convinto al quesito sulla cannabis, ma un no altrettanto netto a quelli sulla giustizia. Così Giuseppe Conte si mette di traverso ai referendum promossi dalla Lega e dai Radicali, su cui oggi la Consulta sarà chiamata a esprimersi in relazione al vaglio di ammissibilità. Nel frattempo l'ex presidente del Consiglio ha preso una posizione chiara in merito, invitando il Movimento 5 Stelle a condividere il respingimento di queste proposte referendarie, "perché nessuna farebbe compiere un passo avanti per quanto riguarda l'efficienza e l'amministrazione di questo servizio pubblico così delicato e fondamentale per la vita sociale".

I "no" di Conte

Anzi ieri sera, durante l'assemblea congiunta degli eletti, Conte ha sostenuto che alcuni quesiti "ci farebbero compiere un passo decisamente indietro". Addirittura li ha giudicati come "disfunzionali e peggiorativi per il sistema giustizia". Nello specifico i timori sono incentrati sui quesiti che vanno dal numero due al numero sei: riguardano la responsabilità diretta dei magistrati, l'equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l'abolizione del decreto Severino. La linea è emersa ieri sera, nel corso dell'assemblea dei parlamentari M5S alla presenza di Conte.

Il Csm

Quanto al sistema elettorale attuale del Consiglio superiore della magistratura, il leader dei 5 Stelle sostiene che andrebbe modificato ma attraverso "un intervento normativo adeguato". Dunque a suo giudizio, anche in relazione alle derive correntizie in magistratura, la riforma del sistema elettorale dell'organo di autogoverno delle toghe dovrebbe passare per una riforma complessiva anziché confidare sull'eliminazione di un frammento di norma. "Questo quesito diventa una presa in giro, perché rimane inadeguato e ininfluiente anche rispetto allo scopo che i promotori si sono prefissati", ha tuonato.

La responsabilità dei magistrati

Quello della responsabilità civile dei magistrati è un tema molto delicato. Il quesito propone di abrogare le norme attuali per introdurre la responsabilità diretta delle toghe di fonte ai cittadini. Il che fa storcere il naso a Conte, secondo cui tutto ciò potrebbe diventare "uno strumento di pressione nei confronti dei giudici al punto da spingere a una giurisprudenza difensiva".

L'ex premier teme che un'azione diretta risarcitoria tout court finirebbe per essere interpretata come uno strumento "di ritorsione", pur riconoscendo che comunque il sistema attuale qualche elemento di riflessione "lo propone". La linea del Movimento 5 Stelle è pertanto quella di mantenere l'impostazione attuale "che appare quella più in linea con le garanzie costituzioni e l'interesse della collettività". Allo stesso tempo si intende procedere a una riflessione, a un approfondimento per valutare modifiche della legge Vassalli, sulla scorta del diritto europeo.

La legge Severino

Mentre si aspetta la decisione della Corte Costituzionale sull'ammissibilità o meno delle proposte referendarie, i 5 Stelle sembrano opporsi con forza all'abrogazione della legge Severino.

Viene considerato un punto cardine nella lotta alla corruzione che - a loro giudizio - fa rima con i provvedimenti dell'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Infatti Conte - evocando il lavoro fatto sul whistleblowing e con lo Spazzacorrotti - lo ha reputato "un passaggio fondamentale perché è un po' nella storia del Movimento".

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