A quasi tre mesi dall'inizio della pandemia si può dire che l'unica cosa che abbia funzionato veramente in Italia sono stati i controlli per multare chi esce di casa. Le mascherine non ci sono (grazie al genio di Arcuri, il commissario alla sparizione delle mascherine), i posti in terapia intensiva sono pochi, i tamponi si fanno con il contagocce, dei tracciamenti neppure a parlarne, i soldi per aziende, autonomi e cassintegrati sono un miraggio, gli aiuti alle famiglie altrettanto, in compenso la macchina sanzionatoria funziona alla grande. Il governo (per la precisione il ministro dell'Interno, con una direttiva ai prefetti in seguito al Dpcm annunciato da Conte l'8 marzo, la famosa notte dell'assalto ai treni per lasciare la Lombardia) ha messo in campo un apparato di mezzi e agenti mai visto prima: elicotteri, droni, satelliti, posti di blocco, agenti in borghese, volanti sguinzagliate ovunque, fuoristrada per pattugliare le spiagge, forze aeronavali all'opera per catturare chi si fa un giro in canoa. Se si dispiegasse questo esercito per contrastare la delinquenza, l'Italia sarebbe probabilmente il Paese più sicuro al mondo.
Con i cittadini «colpevoli» di fare una corsa o di prendere il sole al parco, invece, lo Stato italiano si è dimostrato inflessibile e occhiuto. E infatti i numeri sono da record, o meglio da Stato di polizia. Un report del Viminale certifica che dall'11 marzo all'11 maggio sono stati controllati quasi 14 milioni di italiani (13.877.487 per l'esattezza). In sostanza un italiano su quattro è stato fermato da forze dell'ordine o vigili. Sono stati sanzionati in 321.255, altre 115mila persone sono state denunciate per non osservanza di provvedimenti amministrativi (art. 650 codice penale). Le denunce penali ex art. 650 cp sono state poi sostituite dalla sanzione amministrativa pecuniaria di 200 euro. Poi ci sono gli esercizi commerciali. Ne sono stati controllati 5.362.460, sanzionati 9.179, mentre oltre 1500 sono stati fatti chiudere dalle forze dell'ordine sempre per il mancato rispetto delle misure di contenimento disposte dal premier Conte e dai suoi (molti) consiglieri.
Il tutto per un «bottino» complessivo di quanto? Facciamo due calcoli. L'importo minimo della sanzione previsto dal dl «Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19» è di 400 euro, che possono però arrivare fino a 3mila euro. In più, si legge all'articolo 4, «se il mancato rispetto delle predette misure avviene mediante l'utilizzo di un veicolo le sanzioni sono aumentate fino a un terzo». Se però, come per le multe del codice della strada, si paga entro 30 giorni, si ha uno sconto e la sanzione diventa di 280 euro. Calcolando la sanzione standard di 400 euro, cioè non l'importo più alto ma neppure quello ridotto, e aggiungendo le sanzioni da 200 euro per le denunce ex art. 650 cp, viene fuori un incasso totale già di tutto rispetto: circa 150 milioni di euro. Certo ci saranno molti che cercheranno di non pagarle, o faranno ricorso (già diversi studi legali hanno proposto class action per farle annullare). Ma parliamo solo delle sanzioni fatte finora, c'è ancora tutta la fase 2 da multare, ci sono i bar e ristoranti con le assurde regole di distanziamento dei tavoli, quelle per chi va in spiaggia. Si prevede insomma un'estate povera per gli italiani, ma molto ricca di verbali.
A chi vanno questi soldi? La fetta maggiore se la prende lo Stato, perché sono violazioni di una legge emanata dallo Stato, a Regioni e Comuni vanno invece gli importi dovuti alla violazione di provvedimenti e ordinanze regionali e comunali. Una selva di regole, spesso poco chiare, cambiate più volte come è successo per i cinque diversi modelli di autocertificazione. Sanzioni poi comminate anche in casi limite, a volte senza pietà.
Fioccano sul web le guide per difendersi e fare ricorso, alcuni avvocati si fanno promotori di class action e assistenza legale gratuita per gli italiani. Abbandonati dallo Stato quando li deve aiutare, controllati a vista dallo stesso Stato quando li deve multare.
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