Oltre dieci mesi di processo e infine la sentenza: l'ex presidente destituita della Corea del Sud, Park Geun-hye, è stata condannata a 24 anni di carcere e 18 milioni di dollari di multa (quasi 15 milioni di euro) per corruzione, chiudendo una drammatica caduta in disgrazia per la prima donna leader del Paese. Il processo si è concluso con la condanna di Park, figlia del dittatore Park Chung-hee autore di un golpe nel 1961 e assassinato dal capo delle sue spie nel 1979, per molteplici accuse penali, tra cui tangenti e abuso di potere.
Avrebbe raccolto o richiesto mazzette pari a 18 milioni di euro da tre colossi sudcoreani, Samsung, Lotte e SK e li avrebbe costretti, insieme ad altre 15 compagnie, a fare donazioni pari a 60 milioni di euro a due fondazioni controllate da Choi Soon-sil, l'amica e confidente di Park ribattezzata «Rasputin» dai media. «L'ammontare della corruzione che l'accusata ha ricevuto o richiesto in collaborazione con Choi ammonta a oltre 23 miliardi di won (21,7 milioni di dollari)», ha detto il giudice Kim Se-Yoon, riferendosi alla confidente segreta di Park e all'amico di lunga data Choi Soon-sil.
Nella bufera giudiziaria è finito pure il numero uno di Samsung, Lee Jae-Yong, che ha già scontato cinque mesi di carcere per aver regalato un cavallo alla figlia di Choi e che dopo questa sentenza rischia di tornare dietro le sbarre.
«L'imputata ha portato il caos negli affari dello Stato e ha abusato del potere conferitole dal popolo, è necessaria una pena severa per impedire che queste cose si ripetano», ha avvertito inflessibile il presidente del tribunale, Kim Se-yoon, leggendo la sentenza in diretta televisiva.
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