Così Draghi "dribbla" i veti sulle grandi opere

L'asse portante a livello infrastrutturale del decreto Semplificazioni e, quindi, del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono otto opere pubbliche che devono essere realizzate o comunque avviate a completamento

Così Draghi "dribbla" i veti sulle grandi opere

L'asse portante a livello infrastrutturale del decreto Semplificazioni e, quindi, del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono otto opere pubbliche che devono essere realizzate o comunque avviate a completamento nell'arco del Pnrr (2021-2026). Si tratta, per quanto riguarda le ferrovie, dell'Alta velocità Salerno-Reggio Calabria (costo circa 10 miliardi di euro), del collegamento Palermo-Messina-Catania (circa 8 miliardi), dell'Av Battipaglia-Taranto (fino a 2 miliardi di euro) e del potenziamento della Verona-Brennero (9,2 miliardi, di cui 4,1 miliardi per il tunnel di base). Previsti, inoltre, il potenziamento del porto di Trieste (2,5 miliardi), l'ammodernamento dell'acquedotto del Peschiera di Roma (oltre 2 miliardi), la nuova diga foranea di Genova (valore di oltre un miliardo) e la diga di Campolattaro a Benevento (480 milioni).

Queste opere, che mettono in moto investimenti per circa 35 miliardi, sono l'esempio di come funzionerà il sistema decisionale per garantire che l'Italia non possa perdere i finanziamenti di Next Generation Eu. Secondo quanto previsto dal dl Semplificazioni, il coordinamento è affidato a una cabina di regia che sarà presieduta dal premier Mario Draghi e con a rotazione i ministri interessati dai progetti, oltre alla presenza fissa del ministro dell'Economia, Daniele Franco. Nell'organismo verranno coinvolti la Regione interessata e il presidente della Conferenza delle Regioni nel caso in cui l'opera interessi più enti locali, come per esempio per la Verona-Brennero e la Salerno-Reggio Calabria. I soggetti attuatori, i sindacati, le categorie produttive e le associazioni potrebbero partecipare in qualità di invitati. A questi ultimi è riservato un tavolo permanente con funzione consultiva.

Quest'opera di «ricucitura» che tutela le autonomie ma che evita l'imposizione di veti è un piccolo capolavoro di architettura istituzionale realizzato dal ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, che è riuscita a evitare la rivolta delle Regioni coinvolgendole più da vicino nella cabina di regia. «Il nostro approccio non è quello di sentire o informare i territori, ma quello di ascoltarli e di coinvolgerli attivamente nei processi legislativi», ha dichiarato l'esponente di Forza Italia.

In ogni caso, il decreto prevede anche che, in caso di ritardi sugli obiettivi da parte dei soggetti attuatori (Regioni, Comuni o Province), il presidente del Consiglio possa nominare commissari con poteri sostituivi. Il premier, infatti, potrà portare sempre le questioni all'esame del Consiglio dei ministri e superare qualsiasi resistenza.

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