Il dossier immigrazione è uno dei più importanti che il nuovo governo dovrà da subito affrontare. Lo si è visto nei primi atti dei nuovi ministri Piantedosi e Salvini, rispettivamente titolari dell'Interno e delle Infrastrutture, così come nel discorso tenuto alla Camera dal presidente del consiglio Giorgia Meloni.
Nelle parole del neo presidente del consiglio si evince la volontà dell'esecutivo di fermare il più possibile le partenze illegali. La strategia sarà quindi quella di evitare il continuo e costante incremento di sbarchi registrati negli ultimi tre anni. Dal settembre 2019 in poi infatti, a parte qualche piccola eccezione, è stato continuamente registrato un aumento di approdi illegali fino ad arrivare ai numeri allarmanti degli ultimi giorni.
La volontà del governo di archiviare l'era Lamorgese
Forse è stato solo un caso oppure no. Fatto sta che il mese in cui il numero di sbarchi ha iniziato a salire costantemente, ossia per l'appunto dal settembre 2019, ha coinciso con l'insediamento al Viminale di Luciana Lamorgese.
Scelta da Giuseppe Conte per guidare il ministero dell'Interno nell'esecutivo giallorosso, quello cioè formato da Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico, l'ex prefetto di Milano è rimasta in sella anche nel governo di Mario Draghi. Tre anni pieni, in cui sull'immigrazione è stato fatto poco o nulla.
La strategia di Lamorgese ha sempre puntato infatti sulla redistribuzione dei migranti sbarcati. Lo si è visto da subito con il cosiddetto “accordo di Malta”, un'intesa siglata pochi giorni dopo il suo insediamento al Viminale con alcuni Paesi europei, tra cui Francia e Germania, che si impegnavano su base volontaria a farsi carico di quote di migranti arrivati in Italia tramite navi delle Ong e navi militari.
Anche negli anni successivi la linea non è cambiata. Il ministro Lamorgese ha sempre parlato di un aiuto dell'Europa per la redistribuzione e la ricollocazione dei migranti. Ovviamente senza successo. Se da un lato è vero che la commissione europea ha fatto alcuni passi avanti sul fronte della redistribuzione, attualmente ancora su base volontaria ma con i Paesi che scelgono di non accogliere che hanno l'obbligo di contribuire in altro modo alla sistemazione dei migranti, dall'altro però non è mai arrivata una chiara e netta riforma capace di recepire le istanze di Roma.
Con il governo Draghi, l'Italia si è poi mossa per chiedere all'Europa una riforma volta a facilitare le procedure di rimpatrio degli irregolari. Anche in questo caso però i risultati politici sono stati assai modesti.
Nel frattempo il numeri degli sbarchi ha continuato a crescere e, specialmente durante la fase caratterizzata dalla pandemia da coronavirus, la macchina dell'accoglienza ha iniziato ad incapparsi. I costi sono lievitati e prima di lasciare, lo scorso 13 ottobre Luciana Lamorgese ha firmato un decreto ministeriale in cui è previsto il finanziamento di 282 progetti di accoglienza dal valore complessivo di un miliardo e trecentomila Euro.
Il cambio di rotta riguarderà le Ong?
Durante l'era Lamorgese non sono mancati problemi poi con le Ong. Ma se con Salvini al Viminale si era inaugurato un vero e proprio braccio di ferro tra governo e attivisti, l'uscente ministro dell'Interno ha sempre preferito una linea diversa. Per la verità anche Lamorgese ha tenuto in mare, come ha fatto il predecessore, per diversi giorni alcune navi Ong con migranti a bordo. L'approccio però con il mondo degli attivisti è stato diverso. Non una guerra aperta, ma un costante dialogo.
E infatti in alcune occasioni i rappresentanti delle Ong sono anche saliti al Viminale. Inoltre nel 2020 sono stati modificati i decreti sicurezza voluti da Salvini, ridimensionando multe e pene per le navi Ong che entravano in acque territoriali italiane senza autorizzazioni.
A giudicare dai primi atti di Matteo Salvini, questa volta da ministro delle Infrastrutture del governo Meloni, e del successore al Viminale della Lamorgese, Matteo Piantedosi, il cambio di rotta sull'immigrazione potrebbe iniziare proprio dal cambio dei rapporti con le Ong.
Salvini ha incontrato lunedì nel suo nuovo ministero il comandante della Guardia Costiera, annotando la presenza di due navi Ong in acque Sar libiche. Piantedosi dal canto suo sta valutando l'idea di vietare l'ingresso alle navi in questione, ossia alla Ocean Viking e alla Humanity I. Secondo il nuovo titolare del ministero dell'Interno, così come si legge nella direttiva emanata nelle scorse ore, "la condotta delle due navi non sono in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale". Il perché, così come spiegato nella stessa direttiva, è da ricercare nel fatto che "le operazioni di soccorso sono state svolte in piena autonomia e in modo sistematico in area Sar senza ricevere indicazioni dalle Autorità statali responsabili di quell'area Sar, ovvero Libia e Malta, che sono state informate solo a operazioni avvenute".
La direttiva emanata dal Viminale ha ricevuto il plauso dello stesso Matteo Salvini. “Bene l’intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a proposito di due ong - ha scritto il segretario della Lega in una nota - come promesso, questo governo intende far rispettare regole e confini”.
Intanto alla Camera, nel corso del suo discorso programmatico, Giorgia Meloni ha parlato della necessità di fermare le partenze illegali. “Questo governo – ha detto – vuole perseguire una strada, poco percorsa fino ad oggi: fermare le partenze illegali di migranti, spezzando finalmente il traffico di esseri umani nel Mediterraneo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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