Giuseppe Conte ha, con volontà o meno, spazzato via la classe dirigente che lo ha preceduto. Non solo esponenti che lo hanno accompagnato sino a qualche settimana fa ma anche qualcuno che avrebbero potuto affiancarlo durante questa campagna elettorale. Un caso su tutti di questa seconda fattispecie: Alessandro Di Battista, che ieri è tornato a parlare ma che non ha trovato spazio nelle liste pentastellate. «ll M5S ha avuto obiettivamente un recupero importante, che in pochi avrebbero immaginato 3-4 settimane fa. Il merito è di Conte, che ha azzeccato la campagna elettorale», ha premesso durante una diretta Facebook. Poi il richiamo alla coerenza: «Ora mi auguro che le cose dette, che gli hanno consentito questo recupero importante, vengano mantenute nei prossimi mesi, a partire dal no all'invio d'armi in Ucraina e al cambio di passo sulla guerra», ha argomentato. L'ex deputato grilino non farà però parte della prossima fase del M5S, che non potrà che confrontarsi con un'eventuale riapertura verso il Pd. Di spazio per i duri e puri non ce n'è molto, specie con la legge elettorale in vigore. Gli oppositori interni alla Virginia Raggi, per dire, avranno poco da recriminare dopo un risultato che ha comunque permesso ai grillini di sopravvivere. E Grillo, che magari avrebbe voluto puntare sull'ex sindaco di Roma per la futura leadership, dovrà rassegnarsi al contismo. Vedremo per quanto. Poi c'era l'eventualità che nascesse una formazione legata all'esperienza di Alternativa c'è e magari pure a Davide Casaleggio ed Enrica Sabatini: non se n'è fatto niente. Ora, con i prossimi giri di boa molto distanti a livello temporale, l'ipotesi che possa sorgere qualcosa di simile al Movimento delle origini è ancora più remota. Il presidente della Camera Roberto Fico, l'anima più a sinistra degli albori, non siederà in Parlamento: un altro problema in meno per Conte, che potrà continuare a plasmare il partito secondo i suoi dettami. Il caso più eclatante resta quello di Luigi Di Maio e della sessantina di post-grillini che avevano creduto al progetto del dimissionario ministro degli Esteri. L'esponente campano oggi è tornato a dire la sua: «Non ci sono se, ma o scuse da accampare. Abbiamo perso. Gli italiani non hanno considerato abbastanza maturo e valido il nostro progetto politico», ha scritto via social. E ancora: «E su questo la nostra comunità dovrà aprire una riflessione. Negli ultimi mesi abbiamo deciso di metterci in gioco, di proporre agli italiani un progetto politico nuovo, da far conoscere in pochissimo tempo. Il risultato non è stato quello che ci aspettavamo».
In Impegno Civico hanno gravitato tanti che sarebbero potuti restare tra le sacche del contismo ma che hanno preferito altro: altri possibili grattacapi dribblati per l'ex «avvocato degli italiani» che ora è davvero l'unico pilota rimasto. Persino l'«Elevato» resta sullo sfondo, con il suo video sul nespolo a confermare in via indiretta quanta distanza esista tra il suo modello di M5s e quello dell'ex premier pugliese.
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