«Perché ha sterzato? Non ce n'era bisogno». L'ingegnere della Mercedes seduto al nostro fianco a bordo della nuovissima Classe E Berlina si è educatamente arrabbiato quando, all'ingresso di una rampa di uscita dall'autostrada che costeggia il circuito de l'Estoril, mentre la nostra vettura iniziava a percorrere la rampa non abbiamo resistito a sterzare per conto nostro, quasi a dubitare delle sue capacità di fare tutto autonomamente. L'ingegnere aveva ragione, perché continuando il nostro test riservato alla stampa automotive, e dopo aver concesso via via più fiducia alla lussuosa berlina di Stoccarda, abbiamo scoperto un nuovo modo di vivere il viaggio. Basta impostare con un pulsante la velocità adeguata alla strada che stiamo percorrendo, come i fatidici 130 chilometri orari in autostrada e cominciare a divertirci.
Azioniamo l'indicatore di direzione per superare l'auto che ci precede, il volante nemmeno lo sfioriamo, e l'auto, dopo un'occhiata al traffico che ci circonda attraverso le svariate telecamere di cui dispone, si sposta nella corsia di sorpasso e procede fino alla velocità impostata. Vogliamo uscire dall'autostrada? Operazione inversa, la Classe E si porta nella corsia più interna e riduce la velocità «leggendo» quella che compare sui segnali stradali, per poi percorrere in tutta tranquillità la curva. Mentre l'auto compie le sue operazioni fatichiamo ancora a non guardare la strada dedicandoci ad altre attività, ma ci proviamo ricordandoci però che ogni 30 secondi bisogna toccare leggermente uno dei due pulsanti posti sul volante, altrimenti la vettura comincia a preoccuparsi e ci manda un bip.
Un altro intervallo senza che nulla accada, seguito da uno più corto, di 15 secondi, e la Classe E comincia a rallentare azionando le luci di alert e spostandosi a destra, arrivando a fermarsi completamente e a lanciare un messaggio di emergenza per un probabile malore del conducente. In ogni momento, accomodati nel raffinato abitacolo hi-tech, ci rendiamo conto di viaggiare in direzione del futuro e capiamo che l'anello debole della sicurezza è chi guida, lo dicono anche gli ingegneri della Google car per spiegare gli incidenti in cui la loro vetturetta è incorsa in questi anni di collaudi sulle strade della California, una constatazione che deve far riflettere coloro che si apprestano a preparare le prossime smart city digitalizzate. E altamente tecnologica è anche la conclusione del nostro viaggio, avvicinandoci al box dove parcheggiare la vettura. Scendiamo e con il nostro smartphone, perfettamente integrato con la piattaforma multimediale dell'auto, grazie a una speciale app spediamo la maestosa berlina tedesca nel box che, a questo punto, può anche essere poco più ampio dell'auto. Il pilota automatico dell'Intelligent Drive di Mercedes, che può essere disinserito in una frazione di secondo agendo sullo sterzo o sul freno, è ormai una realtà anche se, montato su una Classe E, non è certo alla portata di molti. Ma la Casa di Stoccarda non rimarrà a lungo da sola a proporre questi dispositivi e anche costruttori generalisti come Ford, che sta sperimentando i suoi prototipi a Mcity, un modello di città cablata realizzato dall'Università del Michigan, oppure Nissan, con la Leaf Autonomous Drive, e Fiat Chrysler Automobiles, dopo il recente accordo con Google, non tarderanno a offrire soluzioni concrete di self driving car alla quale, comunque, arriveremo per gradi.
La nuova Audi A4, per esempio, monta già il 30% delle tecnologie necessarie alla guida autonoma, ma già il prossimo anno la Casa farà debuttare la guida pilotata sulla nuova generazione della A8.Non bisogna pensare di vedere in tempi brevi auto che circolano senza nessuno al volante: meglio così, perché possiamo assicurare che interagire con un pilota automatico è davvero un piacere.
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