Così l’instabilità in Europa ​blinda Renzi al governo

L’establishment politico-economico ha bisogno di un premier saldo almeno fino al referendum

Così l’instabilità in Europa  ​blinda Renzi al governo

A bbiamo perduto la sicurezza, abbiamo dimenticato l’innocenza. Orizzonti apocalittici turbano le società d’Occidente, finora nutrite del mito di una crescita positiva. Lo stesso concetto di democrazia si trasfigura in scelta precaria, dettata dalla comunicazione tecnologica. E se di fronte all’aut-aut il popolo sceglie sempre Barabba, l’equazione popolo +Web produce mostri. Incontrollabili. Sarà forse anche per questo, o solo magari per la politica politicienne. Eppure, fateci caso, il commento di ieri del premierMatteo Renzi, alla fine della notte più lunga per la Turchia di Erdogan, tradisce una visione. Anzi, un mondo. Parla di «sollievo», il presidente del Consiglio. Perché hanno prevalso «stabilità e democrazia». Eccole, le parole magiche di un mondo senza centro di gravità permanente. «La stabilità è prioritaria», comunica anche il governo di Teheran, tirando un secondo sospiro di sollievo. «La stabilità, la democrazia e la sicurezza del popolo turco», precisa il ministro degli Esteri, Zarif. Già, perché «stabilità» non c’entra con la «sicurezza» da garantire alle popolazioni civili. Pensiero che non deve aver sfiorato il nostro premier, laddove anche Ryad, l’ortodossia wahalabita dei Sauditi, «accoglie con favore il rientro alla normalità», dopo aver trepidato per «gli effetti destabilizzanti per la sicurezza, la stabilità e la prosperità del popolo fraterno». Ma cos’è che distingue il concetto di stabilità da quello di sicurezza? Che il primo attiene al sistema di potere, il secondo alla salute dei cittadini. Renzi non se ne preoccupa? Certo, a modo suo. Quel che trapela nel linguaggio di Palazzo Chigi ancora una volta è, piuttosto, il centro di gravità del tutto «personale», per così dire, che domina sulla stabilità interiore del nostro premier in un mondo ormai liquido. Anche perché, inutile nascondercelo, una situazione internazionale di tale precarietà, che mette così profondamente a rischio le basi del nostro style of life, non può che rafforzare i governi in carica. Anche quelli non eletti, come nel caso di Renzi. Ed è significativo che in ogni ambiente economico e produttivo, da Confindustria alle multinazionali, dagli operatori finanziari a quelli commerciali, il ritornello oggi prevalente (soprattutto dalla Brexit in avanti) è quello della «stabilità». A ogni costo. Blindare Matteo Renzi alla guida del Paese paventando situazioni incontrollabili. Di sicuro accompagnarlo sotto scorta fino al referendum istituzionale. Per il quale, secondo la campagna ormai martellante dei media, una vittoria dei «No», dunque un elemento di «instabilità» che metta in discussione la poltrona di Renzi, è paragonabile soltanto alla piaga dell’invasione di locuste in Egitto (Esodo 10,1-20).

«Libertà e democrazia sono sempre la via maestra da seguire e difendere», ci ricorda il premier dalla memoria labile. Dimenticando di parlarne a proposito di Erdogan, forse immedesimandosi. A nostro parere, un po’ troppo.

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