Lo spettro delle restrizioni più dure e quel pressing della Lega per scongiurarle

Il faccia a faccia coi suoi uomini, poi la decisione di Salvini di andare avanti. La strategia in Consiglio dei ministri per evitare ulteriori chiusure indiscriminate

Lo spettro delle restrizioni più dure e quel pressing della Lega per scongiurarle

Nel Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, durante il quale è stato dato il via libera al decreto che introduce il super green pass, la Lega ha scongiurato decisioni che avrebbero potuto essere ancor più restrittive di quelle prese. Non solo. A dispetto di quanto trapelato nelle ultiume ore, la partecipazione degli uomini di Matteo Salvini all'appuntamento col premier Mario Draghi non sarebbe mai stata messa in discussione. Anzi sarebbe stato proprio il Capitano, dopo aver sentito tutte le voci (anche contrarie) interne al partito, a sollecitare questa partecipazione.

La strategia di Salvini

Prima del Consiglio dei ministri Salvini ha voluto ascoltare le ragioni e le titubanze dei suoi uomini. Una volta fatta una sintesi delle posizioni interne al partito, ha quindi deciso che la Lega avrebbe preso parte al Consiglio dei ministri. Vero è che al leader del Carroccio non piace affatto l'idea del super green pass all'interno della zona bianca. Fosse dipeso soltanto dai leghisti, almeno nel contesto della zona meno problematica tra quelle pensate per contenere e contrastare la pandemia, il super certificato verde non sarebbe stato previsto. Il convincimento dell'ex ministro dell'Interno è passato pure dal confronto con gli amministratori locali che, insieme ai governatori delle Regioni ed ai membri leghisti dell'esecutivo, hanno avuto modo di esprimere parecchie perplessità al leader leghista. Salvini, che già concordava di per sé rispetto ai dubbi esposti, ha preso atto dell'opinione dei suoi.

I risultati della Lega

Ieri, senza la Lega, il decreto che introduce il super green pass avrebbe potuto prendere una piega molto diversa. Anzitutto perché più di uno, durante il Consiglio dei ministri, ha fatto il tentativo di estendere le restrizioni previste entro la fine di gennaio. Tentativo che è fortunatamente caduto nel vuoto. Sono stati proprio i leghisti, secondo quanto è in grado di ricostruire ilGiornale.it, a limitare la validità delle misure al quindici dello stesso mese. Non solo. In materia di certificato verde rafforzato, i salviniani hanno combattuto affinché l'obbligo non esistesse per coloro che hanno meno di dodici anni. Un altro punto andato a segno. Infine la battaglia forse più sentita, ossia evitare le chiusure a prescindere quando i numeri relativi ai contagi ed alle ospedalizzazioni imporranno di nuovo le zone: altro elemento portato a casa.

Il dibattito nel Carroccio

"Bene la decisione di non ricorrere alle chiusure indiscriminate nelle zone gialle e arancioni, garantendo così prospettive e opportunità di lavoro alle attività produttive, e di non introdurre il green pass obbligatorio per gli under 12", ha commentato il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga senza nascondere, ai microfoni dell'agenzia Italpress, i dubbi sull'utilizzo del super green pass in zona bianca: "Esprimiamo però perplessità - ha aggiunto il governatore - per le restrizioni in zona bianca, ancorché limitate al 15 gennaio e dunque legate a una temporaneità che risulta rassicurante. Il lavoro della Lega a tutela della salute pubblica, della ripresa economica e della tenuta sociale del Paese sta evidentemente dando i suoi frutti". Ragionamenti simili sono stati fatti dal ministro Giancarlo Giorgetti e dal responsabile degli Enti locali Stefano Locatelli.

I dubbi sui controlli

Esiste, infine, un tema generale su cui il Carroccio si è trovato a ragionare: i controlli. Il super green pass - come del resto il green pass - va controllato. E per i mezzi pubblici, a titolo esemplificativo, diviene difficile immaginare un sistema di controlli certosini. La situazione è già complessa e prevedere il super green pass pure in zona bianca può renderla ancora più difficile da districare.

Al netto di tutte queste titubanze, alcune delle quali permangono tuttora, la partecipazione leghista al Consiglio dei ministri di ieri non solo è stata decisa proprio da Salvini ma si è rivelata produttiva per spostare il decreto più verso le posizioni del Carroccio.

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