Così Mattarella si smarca dall'asse Renzi-Napolitano

L'alleanza tra premier ed ex presidente per l'astensione non scalfisce il Quirinale La strategia per sfuggire a strumentalizzazioni: andare a votare ma senza schierarsi

Così Mattarella si smarca dall'asse Renzi-Napolitano

Non è un paese per vecchi, questo. Sopratutto vecchi presidenti, s'intende. Considerato che Francesco Cossiga dopo la conclusione del proprio mandato fondò un bel po' di partiti e mantenne sulla corda un bel po' di governi. Per non dire di Oscar Luigi Scalfaro, che fino all'ultimo fu capo fazione, e mantenne il piglio anti-berlusconiano in pensieri, opere e omissioni (soprattutto omissioni).

Questo per far capire come, visto dal Quirinale, il cipiglio con il quale il vecchio presidente emerito, Giorgio Napolitano, difende a spada tratta l'ultimo prodotto della propria fantasia politica - Matteo Renzi - non possa affatto stupire. La tenaglia Napolitano-Renzi, anzi, è stata fin dall'inizio del mandato di Sergio Mattarella una specie di habitat costitutivo, uno status quo che non ha mancato a volte (magari anche in questa) di infastidire il nuovo inquilino della residenza che fu dei Papi. Ma se Napolitano, liberatosi dalla casacca stretta del «super partes» oggi può liberamente e un po' spudoratamente propagandare ai quattro venti come la pensi, differente è il ruolo interpretato da Mattarella. Così come naturalmente assai diverso è il temperamento dell'uomo. Funzionario d'apparato comunista il primo, persino oltre la soglia dei novant'anni; studioso del diritto costituzionale il secondo.

L'atteggiamento di Mattarella nella sterile polemica sull'astensionismo appare perciò legata sia a questa sua formazione, sia al quadro storico ricco di problemi complessi e gravissimi. Uno senario nel quale decidere se andare al mare come invita il premier Renzi o andare a votare per il mare, come sostengono i referendari, è questione di lana caprina. Il fatto poi che si sia espresso persino il presidente della Consulta, sollecitando il voto per dovere morale, pare aver rafforzato l'idea mattarelliana di restarne il più possibile fuori, di non partecipare alla disputa, di sfuggire a qualsiasi strumentalizzazione riguardo alla partecipazione al referendum. «Il presidente della Repubblica a votare ci va», è il ferreo credo di Mattarella, in linea con una tradizione assodata. Caricare questa ovvia considerazione di qualsiasi sfumatura politica sarebbe una forzatura - sottolinea l'entourage. Anche perché il pressing grillino s'è fatto pesante: se Grillo pretendeva che il Capo dello Stato si dichiarasse, ieri i parlamentari Cinquestelle hanno annunciato una denuncia nei confronti di Napolitano e Renzi: «l'invito esplicito all'astensione è un reato», sostengono. Si può capire quindi che Mattarella abbia rafforzato le prudenze: non ha ancora fatto sapere dove e quando andrà a votare (lo può fare ovunque) e fa trapelare l'idea di una scelta obbligata. Non potrebbe essere altrimenti, per il professore di diritto costituzionale che sa il valore del quorum inserito dai Padri costituenti.

Per questo non sfugge neppure come, in un Paese dei vecchietti terribili ancora pronti a far baruffa, l'intento primario del Presidente sia quello di smarcarsi. Da Grillo, ma anche da Renzi e Napolitano. Profilo basso? No: piuttosto alto, sorridono lassù sul Colle.

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