Contro gli attacchi al mondo della ricerca il governo prepara il suo piano nazionale di sicurezza e Alfredo Mantovano assicura che sono del tutto «fantasiosi» i timori di «una specie di Ovra», che limiti la libertà degli scienziati.
I nemici? Li chiamano «attori ostili» e sono i singoli, i gruppi, addirittura gli Stati, che spiano università o laboratori, infiltrandosi nei sistemi informatici, carpendo idee preziose, di cui l'Italia è grande produttrice (un terzo più della media europea). Lo fanno molto e in modo sempre più sofisticato, nel campo accademico e della ricerca scientifica, attaccano per scoprire segreti connessi, ad esempio, all'intelligenza artificiale, alla robotica, alle nanotecnologie.
In una conferenza stampa a Palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano e il ministro per l'Università e la ricerca Anna Maria Bernini spiegano che cosa si sta facendo per colmare «il vuoto di protezione» attuale, creare «anticorpi», insomma fornire «una cassetta per gli attrezzi» da utilizzare a seconda dei casi, come dice Bernini. Nessuno dei due conferma che nel mirino c'è in particolare la Cina, dove nelle stesse ore è in visita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «La nostra attenzione - dice Mantovano - è ad amplio spettro, il protocollo di sicurezza è a favore non contro e non abbiamo intenzione di demonizzare nessuno». Per Bernini «non esistono Paesi buoni e cattivi», in questo campo. Ma sono i rapporti dell'intelligence che indicano la Cina come il più sospettato di spionaggio.
«Lo sforzo, non solo italiano, ma anche europeo e internazionale - spiega il sottosegretario -, è per raccogliere una nuova sfida che riguarda la sicurezza e non mira a forme di controllo della ricerca, né intende limitare l'internazionalizzazione ma punta a difendere l'attività scientifica. L'unico scopo è far avanzare la conoscenza senza essere sfruttata da altri, che poi possono danneggiare il nostro Paese, il fenomeno è sotto osservazione dell'intelligence».
Il tavolo interministeriale, che conclude a dicembre i suoi lavori, comprende quasi tutti i dicasteri, oltre all'Agenzia per la cybersicurezza e al Garante per la privacy.
La spinta viene dal G7 per l'Università e la ricerca, in coordinamento con gli altri G7 nei diversi campi, e naturalmente si tratta anche di osservare i Paesi che sono più avanti di noi, come la Francia.
«Quando abbiamo rapporti con gli enti di ricerca all'estero - spiega il presidente della Consulta nazionale dei presidenti degli Enti di ricerca, Antonio Zoccoli - , la prima cosa che ci chiedono è quali pratiche di sicurezza usiamo, ecco perché avere una strategia valida è necessario per collaborare».
E per la presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane. Giovanna Iannantuoni «la ricerca è internazionale, senza confini e dobbiamo tutelarne l'indipendenza anche con accordi internazionali, perché la nostra produzione scientifica è di qualità elevatissima».
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