La prima cosa che vedi nel backstage di Ermanno Scervino è un grande crocifisso al muro con la faccia di Gesù Cristo coperta da un lenzuolo. Siamo sopra al chiostro di San Simpliciano e nel grande stanzone che di solito è un'aula della Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale ci sono 41 modelle circondate da parrucchieri, truccatori, sarte e vestiariste: un esercito di professionisti che le prepara per la sfilata. Le più giovani si girano verso il muro per sfilarsi la t-shirt sotto cui non hanno niente, ma nessuno lancia loro una seconda occhiata. «Lui ti vede ma è troppo gentiluomo per guardare» dice una vestiarista indicando il Cristo velato. Le ragazze sorridono, noi pure perché Scervino che è sempre stato agli antipodi della volgarità e non ha mai scoperto un centimetro di pelle più del necessario, stavolta riesce perfino a essere sexy con pudore. «In questo momento desidero solo pacatezza e sobrietà dice ma oggi non basta più fare il bello, ci vuole anche il tocco magico della tecnologia». Tutti i capi sono infatti tagliati a ultrasuoni così come tutti i pullover sono fatti ai ferri. Poi però il classico tailleur gessato viene cristallato riga per riga mentre i maglioni vengono laserati, intagliati e poi intarsiati con ricami in paillettes piazzati sulla lana come se fosse un tessuto. «Ci vuole un mese di lavoro solo per programmare il computer che guida la produzione» spiega Toni Scervino, presidente e amministratore unico del marchio. Insomma una grande collezione che dimostra una volta di più quanto sia seria la moda italiana. Da Ferragamo sembra che sia finalmente rinata una stella, cioè un direttore creativo all'altezza di uno dei marchi più importanti del lusso all'italiana. Si chiama Maximilian Davis, ha 27 anni, è nato a Manchester da una famiglia emigrata in Inghilterra da Trinidad e Tobago e ha talento da vendere. Per riuscire a parlargli nel backstage tocca aspettare che Naomi Campbell ed Edward Enninful gli facciano un sacco di feste ma ci sta: fino a pochi anni fa il mondo della moda cercava i corpi non i cervelli della gente di colore, arrivare fin qui non è stato uno scherzo. «Sono emozionatissimo dice lui c'era tutta la mia famiglia a sostenermi, non potevo e non volevo sbagliare». Non l'ha fatto. La sua idea di rendere omaggio agli esordi di Salvatore Ferragamo a Hollywood pensando però al glamour contemporaneo ha funzionato alla grande. «Ho pensato alle nuove dive tipo Sienna Miller confessa ma ho passato molto tempo in archivio e davanti alla scarpa in cristalli rossi fatta nel 1959 non ho resistito». Ecco infatti gli abiti da sera con lo stesso tipo di lavorazione e una nuova bellissima forma a mantella con i cristalli azzurri oppure gialli. Ecco il mitico Gancino che diventa tacco di un sandalo fantastico ma anche intarsio di velo sul bustier di un bellissimo completo pantaloni. Ecco il tailoring inglese nella sublime traduzione del made in Italy. Ecco infine la borsa Wanda creata nel 1988 per la moglie di Salvatore e rivista da Maximilian solo nelle proporzioni di oggi. «E' un oggetto assoluto» dice lui e giustamente non lo modifica. Fantastica a dir poco anche la sfilata di Jil Sander che si svolge in un grande cubo in mezzo a un campo verso Linate e fuori t'infanghi fino alle ginocchia e dentro ti copri di sassolini neri usati per la stupenda scenografia. Sono talmente speciali i capi e gli accessori creati in coppia da Luke e Lucie Meier che quasi non ci si crede. Alla fondatrice del brand, maestra assoluta del minimalismo concettuale forse verrebbe un colpo davanti alle cascate di cristalli perfino sulle scarpe, ma i tagli erano divini, le scelte cromatiche impeccabili e per certe borse pazzesche si potrebbe pure delirare. Molto carina la collezione che Massimo Giorgetti, anima e fondatore di MSGM dedica al matrimonio nella romantica e assoluta visione di tanti film: da Tarantino a Truffaut. Deliziose le giacche ricamate con le fedi, gli abiti bianchi stile camicia da notte, quelli neri da Epouse en noir e quelli da sexy damigella.
Manca un po' di allegria ma il momento politico ed economico non è dei migliori. Fabiana Filippi vince e convince con un prodotto in maglia made in Umbria dove perfino San Francesco veniva da una famiglia d'imprenditori lanieri.
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